Bea e Filippo

Bea e Filippo

venerdì 16 marzo 2012

Aggiungi un posto a tavola... per gli amici

Qualche tempo fa Beatrice mi chiede: "Papà che ospite viene stasera a cena?". "Stasera? - faccio mente locale, mi sarò perso qualcosa? - Nessuno, stasera siamo in pausa". "Uffa', ribatte lei!".
In effetti si trattava di un periodo di particolare concentrazione di ospiti tra: amici single,  amici con bimbi,  parenti vari, si sono apparecchiate molte tavole e sono andate in scena molte sere diverse e super animate, tanto che il ritorno alla normalità non è stato accolto di buon occhio (dai bimbi, perchè io e mia moglie avevamo bisogno di tirare un po' il fiato). Oddio, non è che la normalità nella nostra casa significhi mesi senza ospitare nessuno, vuol dire non averne quasi tutte le sere. La domanda di Beatrice però mi è piaciuta  molto, perchè lei (come tutti in casa) vive la presenza degli altri (bimbi e adulti) come qualcosa di positivo, di bello, come un'occasione per fare cose diverse e a volte nuove. Ma soprattutto quello che ci pare abbia colto nella sua semplicità è la potenziale bellezza dell'essere circondati da pesone amiche e il valore di certe presenze come una ricchezza per la vita della nostra famiglia. Scherzosamente qualche nostro amico aveva definito la nostra casa (questo prima dell'arrivo dei bambini) "la casa del buon Gesù", dove non era necessario fissare appuntamenti, ma bastava lo squillo dell'ultimo minuto e una piatto di pasta si riusciva sempre ad improvvisare.

Con l'arrivo di Bea e Filippo per noi genitori mantenere certi ritmi sarebbe diventato impensabile, ma tutto sommato non abbiamo rinunciato alla compagnia. A volte è una fatica: cucinare, tener sott'occhio i bambini, sistemare il tutto dopo; ma si tratta gestirla col sorriso perchè la ricchezza della presenza dell'altro garantisce un valore aggiunto maggiore alla nostra famiglia: è come se la rendesse più vitale. La speranza mia e di mia moglie è che i nostri figli si abituino a stare con gli altri, generino relazioni con semplicità e facilità e scorgano nelle amicizie da subito quanto di bene possano trasmettere. E sappiano anche scontrarsi con le delusioni delle amicizie.
E poi come non sorridere quando Bea e Filippo chiamano certi nostri amici maggiormente assidui alla nostra casa con l'appellativo Zio?  Che pensare quando si avverte dell'arrivo di tizio (in questo caso si tratta di simpatico quarantacinquenne) e Bea subito afferma "Bello papà, così posso fare la lotta, e stavolta lo batto!". E come non arrendersi quando 5 o 6 bambini giocano ai pirati per le stanze di casa e contagiano tutti con i loro sorrisi?

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