Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 5 aprile 2012

Figli e tecnologia

Io e mia moglie siamo molto preoccupati: qualche giorno fa ad un incontro in asilo abbiamo visto che alcuni compagni/e di Bea stavano smanettando alla grande con telefonini o Iphone! Abilissimi e velocissimi sapevano fare di tutto, dai giochi ai messaggi, dalle foto alle applicazioni a noi ignote. Tornando a casa ci siamo detti: ma con due genitori come noi,  così poco tecnologici, i nostri figli come cresceranno?  In casa nostra non ci sono X-Box, Play Station, Nintendo, c’è l’Ipod che solo e inerme spesso giace inutilizzato nella sua dock station, di TV ce n’è una sola (e su quella ha diritto di prelazione la mamma, Inter permettendo) e l’unico che  se la passa benino è il PC.  Dimenticavo, c’è pure l’Ipod di Bea, fresco dono natalizio: simpatico, carino, sempre spento … Abbiamo, lo confesso, pure una Wii che ci è stata appena regalata: bella, intonsa e ancora  impacchettata …. e mi sa che lo sarà ancora per molto. Neppure con i telefoni siamo molto smart (come si direbbe oggi), delle icone o delle funzioni che posseggono ne utilizziamo forse il 10%.
Non siamo contrari alla tecnologia, anzi l’ammiriamo e ne siamo incuriositi, ma apparteniamo ad una categoria strana,  quella del  “vorrei, mi piacerebbe ma non ne ho tanta voglia”. Siamo i pigri della tecnologia: vorremmo che fosse così evoluta che comparisse davanti ai nostri occhi e si auto-installasse  (istruzioni incluse) rendendosi utilizzabile senza eccesso di fatica.  Ad esempio a me piacerebbe essere uno smanettone, ho lo spirito da  hacker, so che se mi ci metto con i video games andrei pure bene,  ma il mio neurone tecnologico sonnecchia, al solo pensiero di doversi concentrare per apprendere istruzioni si  agita e va in ansia, per cui spesso si dà alla macchia  o fa il finto malato. Che ci posso fare? Me lo tengo buono per l’essenziale.
Quindi per osmosi stiamo trasferendo ai nostri figli non tanto ostilità, ma un sano disinteresse per ciò che è techno-virtuale. E’ vero, sono piccoli, ma ho un nipote che, a poco più di tre anni, altro che spada dei draghi alla Filippo, voleva giocare solo con il Nintendo e si arrabbiava con me perché ero troppo scarso e quindi, per certi versi, i miei sono già in super ritardo.
Come cresceranno? Saranno dei disadattati? Non ne ho idea e in questo momento non mi preoccupo più di tanto. Sono certo che di tecnologia ne masticheranno tantissima e che recupereranno in fretta, se vorranno.  Il tema per me più interessante è un altro:  come aiutarli, almeno agli inizi della loro vita, a gustare qualcosa di diverso? Non credo ad astrazioni dal mondo tipo l’Isola dei Famosi, ma sono convinto  che l’unico tempo da recuperare è quello che in futuro la tecnologia rischierà di assorbire o limitare: il tempo delle relazioni fisiche e non virtuali, il tempo del gioco con gli altri, il tempo dello stare all’aria pura, il tempo dei libri, il tempo del dialogo, il tempo del movimento, il tempo della fantasia, il tempo dei pasticci e così via.
Fin che si riesce, sotto con una scorpacciata di queste esperienze, così che Bea e Filippo imparino ad amarle non come alternative alla tecnologia, ma come essenziali per un bel vivere!
E poi vuoi mettere quanto sono rapiti dalle novità tecnologiche portate sporadicamente dagli amici? Eccoli alle prese con il Tablet dello "Zio Paolo".

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