Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 12 aprile 2012

Identità del padre e femminismo: binomio o sottrazione?

“Sfrutto” per  questo post parte di un mio commento all’articolo che ho linkato e cerco di andare un poco più in profondità, perché la questione posta a mio avviso è davvero interessante.
L’articolo (http://genitoricrescono.com/e-se-il-femminismo-passasse-dai-papa/comment-page-1/#comment-75727)   e il dibattito sono molto interessanti con un argomento in gioco molto intrigante.
Mi permetto di lanciare alcune considerazioni che nascono dall’esperienza che vivo, e quindi non certo teoreticamente ineccepibili. A mio avviso oggi la percentuale dei padri che tentano di partecipare alla vita familiare e si sforzano di stare accanto alla moglie e ai loro figli con impegno e passione sono molti di più di un tempo. E lo fanno con uno spirito di collaborazione molto più intenso anche nelle “cose di casa”. Fermo restando che molte esperienze dicono ancora il contrario. A mio avviso, quindi un riavvicinamento o un riallocamento dei compiti familiari esiste già ed è determinato da un diverso  modo di affrontare la vita di famiglia presente sia nei padri che nelle madri. Alcuni mutamenti culturali sono stati assorbiti in maniera implicita e la dicotomia tra il ruolo della madre e quello del padre, nelle nuove generazioni è molto meno evidente.
Allo stesso tempo, non va confusa, rispetto al ruolo del padre, una presenza/assenza autoritaria e pacificamente accettata in passato, dall’evoluzione verso un’autorevolezza, non ancora del tutto conquistata, del presente. Al pater familias ante litteram bastava uno sguardo per ottenere o per far capire, oggi le dinamiche spesso sono  capovolte: si passa dai padri iper tolleranti che esercitato la funzione di contraltare a madri eccessivamente rigide (esageratamente inclini al richiamo), a padri indifferenti e quindi ininfluenti  le sorti della famiglia, a padri invece maggiormente presenti, attenti a tutto ciò che anima la vita di famiglia e con la capacità di assumere un ruolo autorevole (non autoritario) convenzionalmente tipico della figura maschile. O ai padri di mezzo che non eccellono né nelle mancanze, né nella bravura (è la mia categoria),  ma sono consapevoli di questo e “ci provano”. Corsi e ricorsi di modi di affrontare la vita, ma con la consapevolezza che il mutamento degli scenari hanno un’incidenza da non trascurare.
Un altro aspetto che mi sembra importante riguarda l’evidenza di un mondo che è cambiato: il lavoro con i suoi tempi e le sue dinamiche spesso molto coinvolgenti condizionano la vita familiare e  non solo quella dei papà. Nella mia famiglia è mia moglie la più impegnata fuori casa e a me tocca molto di quello che convenzionalmente sarebbe toccato alla mamma. Ma non mi lamento assolutamente: mi sento padre ( e uomo realizzato) e ne sono felice proprio perché posso dedicare più tempo ai miei figli e alla mia famiglia. E non vivo questa situazione come un modo di affermare il femminismo di mia moglie, anzi non capisco perché non possa essere considerato un modo per rendere più vero il mio essere uomo e papà.  A mio avviso è questione di equilibri, di scelte e di come la coppia decide di affrontare la propria “avventurosa vita di famiglia”.
Ma per tornare al tema dell’identità del padre, e quindi alla possibilità di determinare o meno una maggiore o minore affermazione del femminismo,  credo che questa sia in gioco perché in fondo è in gioco anche quella della madre: è un percorso comune non semplice anche perché non sono spesso né chiari né condivisi alcuni concetti di fondo: maternità e paternità quali le differenze? è ancora attuale parlare di ruoli in famiglia o non è meglio introdurre la categoria di come “essere” in famiglia? E in tutto ciò la relazione con i figli come deve essere inquadrata?
A me piace molto pensare all’opportunità che ci offre il tempo, con tutte le  esperienze connesse, a disposizione per affrontare tutto quanto avviene con uno spirito più  positivo e costruttivo.
E, perché no, anche con un pizzico di ironia in più.
Infine è vero che “noi papà” siamo molto meno presenti nei dibattiti in Rete o nella creazione di spazi di discussione. Forse è questione di sensibilità, di tempo, di poca attenzione a questi temi: mi auguro che a questo riguardo si recuperi il tempo perduto. Io ci sto provando.

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