Bea e Filippo

Bea e Filippo

martedì 24 aprile 2012

L’amore ci vede bene!

A certe evidenze, secondo me,  non si deve girare attorno con il timore di chiamare le cose come stanno. Mi spiego. Sembra quasi che il senso del pudore non sia un atteggiamento legato solo a certi aspetti della vita, quelli della sfera intima, pare invece, a volte, legato anche a ciò che invece dovrebbe essere più naturale ed evidente. Quando si parla di famiglia, di figli, spesso si tende ad analizzare l’insieme delle dinamiche che caratterizzano non solo l’insieme delle relazioni, ma anche quelle che definiscono  ruoli o  funzioni (brutta parola). Si va a fondo nell’affermare ciò che è importante fare, quali collaborazioni sono fondamentali. Si è particolarmente attenti a stabilire i confini entro i quali collocare il rapporto di coppia, indicandone caratteristiche e contorni con chiarezza.
Esistono infinite teorie legate a come rapportarsi con i figli, a quali percorsi educativi affidarsi per il loro bene. Sono davvero tante le raccomandazioni, i consigli, le coordinate comportamentali suggerite, le soluzioni prospettate di fronte ad ogni situazione possibile. E sono ancora di più quelli che si sentono depositari della scienza dell’essere famiglia. Pedagogia, psicologia, sociologia tutte giustamente coinvolte nello studio  del microcosmo familiare.
Nella mia vita per abitudine e passione ho letto molto, ho avuto la fortuna di incontrare autori e libri molto profondi; saggi ricchi di stimoli e prospettive davvero utili per la mia vita. Ho trovato anche molto dilettantismo e molta arroganza come se tutto fosse riconducibile a semplici formule comportamentali, neppure fossimo dei robot  programmati  per eseguire.
Val  la pena leggere, confrontarsi, mettersi in gioco e avere l’umiltà di considerarsi sempre in cammino. Ma spesso dentro tutto questo per fortuna c’è un aspetto che sa rompere le uova nel paniere, che non si lascia ridurre a formule o semplici teorie. Che sa rendere imprevedibile ogni situazione data per scontata. Che sa dilatare il positivo o recuperare l’irrecuperabile. Che supporta le fatiche e sa ridare energie anche quando sembrano ormai esaurite. Parlo dell’amore che unisce i mariti alle mogli, i genitori ai figli e i figli ai genitori. Sì proprio lui:  l’amore, quello che in questo caso non è  cieco,  ma ci vede bene! Possiamo scrivere montagne di libri e proporre decine di teorie sulle relazioni familiari, ma se non c’è l’amore tutto si spegne inesorabilmente. Non si deve aver paura di riconoscere quanto sia necessario l’amore come collante di ogni rapporto, come anima del modo di affrontare la vita con i suoi alti e i suoi bassi. L’amore che ha dentro di sé affetto, ragione, passione, desiderio, gratuità: questo sentimento garantisce attaccamento, dedizione, unione profonda, fedeltà. Troppo spesso ci si concentra su particolari, senza cercare di ridare ossigeno a ciò che conta! Forse per pudore? È come se nel darlo per scontato non se ne riconoscesse più la necessità o l’importanza.  Cos’è la collaborazione in una coppia senza amore? Un rincorrersi di rivendicazioni. Cos’è l’educazione dei figli senza l’amore: un semplice manuale comportamentale. L’amore rende sempre più solida una famiglia, la rende più viva e le  permette anche di sbagliare, perché sa andare all’essenziale. Sì perché ci vede bene! Molto bene.

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