Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 25 aprile 2012

Pensare il futuro dei figli

Ogni tanto immagino i mei figli alle prese con il loro futuro: in contesti belli, armonici, in vite riuscite,  ma anche alle prese  con situazioni complicate o con scelte problematiche. Me li immagino contenti o in difficoltà; felici o magari in crisi e costretti a decisioni importanti. So che nella vita può succedere di tutto: che tutto fili via liscio o quasi, o che si percorra, per scelta o per necessità, una strada piena di ostacoli.
Vorrei fin da subito far capire loro che mamma e papà ci saranno sempre;  che il loro papà (in questo momento lo dico soprattutto a me stesso) anche se magari in certe circostanze farà fatica (o non ce la farà del tutto) - e non non potrà non dire la sua -, li aiuterà a scegliere il loro destino con libertà e serenità. Li osserverà da lontano, ma farà in modo che non se ne accorgano perchè possano camminare da soli, come sarà giusto che sia.
Vorrei che non dubitino mai del contrario.
Perchè scrivo questo? Che cosa centra con due bambini di 2 e 4 anni? Non è un po' presto per disegnare questi scenari?
Scrivo questo per ricordarmelo da subito, perchè non è scontato.
Lo scrivo perchè il tempo passa in fretta.
Scrivo questo perchè  il confine tra considerarmi padrone e non semplicemente custode del destino dei mie figli è sottile. E non voglio che sia così. Lo scrivo perchè mi piacerebbe far respirare loro fin da subito un aria di vicinanza mista a rispetto (nelle giuste proporzioni legate ai gradi di crescita) della loro autonomia e libertà. Scrivo questo per riuscire a non  dissolvere il ricordo di quanto ho vissuto.
I miei genitori, a volte con molta fatica, hanno accettato sempre le mie scelte, ma ancor di più le hanno sostenute anche quando andavano controcorrente o non erano del tutto condivisibili. Se sono caduto mi hanno aiutato a rialzarmi senza dirmi nessun "te l'avevo detto", non sarebbe servito a nulla.
La lezione l'ho imparata da solo. A me piacerebbe essere così: oggi il mio (nostro, mio e di mia moglie insieme) compito  è quello di aiutare a crescere Bea e Filippo in modo che siano in grado di camminare da soli. Forti e sereni (e tanto altro), nel limite del nostro e loro umano, dentro loro stessi.
Lo scrivo, infine, perchè perchè possa imparare, nei e dai miei stessi pensieri, ad affrontare eventuali successi o insuccessi dei miei figli non come se fossero miei, ma loro; non come se, nei casi negativi (nella speranza che comunque non succedano mai), fossero un danno per me, ma per loro; e quindi con indispensabile non il mio giudizio, ma la mia prossimità.
Insomma sogno fin da ora, quando li osservo così bambini, così innocenti, così sereni, che possano sempre avere nei loro genitori un rifugio sicuro a cui tornare in ogni momento... e in ogni condizione.


3 commenti:

  1. Sono pensieri importanti, da tenere sempre a mente. Io e mio figlio abbiamo dovuto sviscerare già molti punti, ad esempio la distinzione tra i suoi e i miei problemi. Ma ancora più importante è la costruzione di una relazione di fiducia, gli dico sempre che più grosso è il problema e più deve venire da noi, perchè insieme possiamo risolvere tutto, o quasi! Certo il percorso non sarà facile, sarà che così sereno Alex non è neppure adesso che ha 7 anni ...

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    1. Ai miei genitori ho sempre raccontato poco, ma nei momenti decisivi e importanti sono riuscito a dire quello che dovevo e loro mi sono sempre stati accanto. Noi genitori non saremo mai l'unica valvola di sfogo dei nostri figli, a volte ci capiterà cercare di capire il non detto più di quanto rivelato. L'importante è generare fiducia e sono certo che sulle cose grosse i nostri figli verranno da noi!

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  2. bellissimo post condivido tutto in pieno. anche io vorrei insegnare ai miei figli (9 e 5 nni) ad affrontare la vita sereni e forti. finora ci siamo riusciti, ma questi sono stati gli anni migliori della nostra vita. si complicherà la faccenda tra poco (non sono pronta all'adolescente che verrà) ma spero di aver dato loro -e continuo ancora inceesantemente a dare- una solida base da cui partire.

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