Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 30 maggio 2012

Fare cambio: che voglia! O che tentazione?

Quando vedo i miei figli in difficoltà per qualsiasi cosa vivo la voglia – o la tentazione – di fare cambio. Ci sono dei momenti in cui vorrei potermi sostituire a loro in modo che possano affrontare e superare rapidamente quanto in quel momento magari li turba, li mette in difficoltà o addirittura li fa soffrire.
Mi capita quando vedo Beatrice, ad esempio,  alle prese con  le sue prime sofferenze legate ai piccoli dispetti che subisce (probabilmente ne fa pure… non è una santa) dalle sue amiche, che la portano a chiudersi in se stessa. 
Mi succede quando vedo Filippo che vorrebbe fare una cosa o raccontare un suo pensiero, ma non riesce: il suo sforzo a volte  mi intenerisce. Che voglia di farlo al suo posto per vederne il sorriso e non la fatica. 
Mi succede quando li vedo star male: febbre, tosse, dolori vari… e a me, nonostante cerchi di farmi contagiare per fare qualche giorno di sana malattia a casa, non capita mai nulla. 
Mi succede quando sono tristi o delusi; quando non riescono ancora ad accettare alcune regole o impegni e quindi si ribellano.
Istintivamente mi viene voglia di  sostituirmi a loro affinché possano essere preservati da ciò che in qualche modo ne mette a nudo le loro fragilità o le difficoltà naturali. 
Ma non solo: poter fare -  o sistemare – al loro posto renderebbe comunque tutto più agevole: meno fatiche, meno volti tristi, meno delusioni… e meno pensieri per me.
Il mio "stare in pensiero"… allora, per dirla tutta,  il volere sostituirsi a loro significa non solo desiderare di diminuire certe loro difficoltà, ma togliere da me il disagio di vederli come non vorrei. 
Fare cambio quindi può diventare non una semplice voglia, giustificabile e quasi naturale, ma anche una piccola tentazione. Anzi una doppia tentazione: verso i miei figli perché rischierei di non far vivere a loro in pienezza quanto è naturale vivano; verso di me perché mi costruirei uno scenario non reale, un po' romanzato magari. 
Invece le difficoltà ci sono ed è giusto che siano affrontate e vissute  fino in fondo, anche se questo spesso può pesare molto ai bimbi e di conseguenza anche a me.
La speranza che i miei figli possano viverne il meno possibile (le difficoltà e le fatiche mica si devono per forza cercare), non deve spingermi a togliere loro quelle che comunque arrivano: solo affrontandole e non fuggendole, diventano ostacoli superabili. 
E forse anche utili. Anche per me!
Senza scomodare, inoltre, la retorica della responsabilizzazione a tutti i costi, con l'umana e serena convinzione che nessuno può vivere la vita degli altri... soprattutto quella dei figli.

1 commento:

  1. Ti capisco. È un sentimento che provo soprattutto nei confronti del mio primogenito, perché la sofferenza che attraversa nell'affrontare gli ostacoli è identica a quella che provavo io alla sua età...

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