Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 30 agosto 2012

Ascoltare i propri figli: si può?


"...Una vera e propria favola moderna a cui sottende una morale più che mai attuale: l'importanza dell'ascolto come strumento di conoscenza di se stessi e dell'altro e soprattutto l'importanza del dialogo come strumento di unione generazionale, dove la forza immaginativa di un bambino diventa terreno di comune crescita, a prescindere da ogni tipo di età e ruolo.L'ascolto di un bambino da parte di un adulto è una conquista recente. Per secoli adulto e bambino non si sono, realmente, parlati. Un bimbo si poteva curare, educare, magari proteggere, ma non era previsto che lo si potesse (e men che mai dovesse) ascoltare. Il bambino non era, propriamente, un "soggetto". Il concetto che un bambino abbia il diritto di esprimere le proprie esigenze e sia un soggetto attivo che deve essere ascoltato è un concetto che solo da poco è entrato nella psicologia, nella pedagogia e persino nella legge (Maurizio Quilici)".


Grazie alla segnalazione di Babbonline ho letto un articolo molto interessante (che ho linkato). Interessante non tanto per la Trilli-presentazione, anche se il personaggio piace molto a Bea e neppure per l'ipotetica rappresentazione paterna che il "cartons" in questione promette di trasmettere, si vedrà. Mi ha interessato il tema dell'ascolto del bambino da parte di un adulto, quindi da parte del padre. E quindi si parla anche di me.
Quest'estate mi sono accorto in maniera evidente che i miei figli parlano. Un sacco. Filippo sembra una radio e Bea non è da meno. Filippo però è nella fase del "cos'è questo, cos'è quello, perchè è così, perchè fai così" oppure del "papà mi racconti ecc.". Bea è più femmina (in senso bonario), il suo parlare è più mirato, calcolato. E' pure intercalato da silenzi impenetrabili: quando non vuol dirti certe cose non la smuovi. E' tosta, la piccola. I momenti peggiori sono quando parlano entrambi contemporaneamente. Se ascolti uno fai ancavolare l'altro e viceversa... un casino.
Ma il punto non è il loro parlare, ma il mio ascoltare. A volte lo ammetto un po' mi rompo... questo turbinio di parole spesso poco coordinate e senza un filo del tutto logico (secondo la mia percezione di adulto) mi stordisce. Dico "sì, va bene, che bello, bravi ecc." ... parole buttate lì tanto per non sembrare indifferente, ma di fatto poco coinvolte dai loro discorsi.
Di contro quando la mia voglia di ascolto si riattiva o è ben predisposta, può succedere che dall'altra parte ci sia il muro del silenzio implacabilmente levato. Stimolo, chiedo, suggerisco: nulla. Soprattutto con Bea cavare una parola è un'impresa.
Mi trovo comunque nella fase iniziale: i miei hanno 3 e 5 anni, ma sto già capendo (e cerco di affrontarle) alcune dinamiche interessanti.
Se voglio ascoltarli davvero, e quindi costruire un dialogo, devo saper cogliere i loro tempi e non i miei: comandano loro, non vanno a comando. Non si scappa!
Devo abituarmi ad avvicinarmi a loro e non pretendere che siano loro a salire al mio livello: ascoltarli significa imparare ad accettare sia i loro ritmi espressivi (a volte lenti, molto lenti... troppo lenti), che le loro contorsioni linguistiche e mentali, non sempre di facile interpretazione. Anzi.
Mi devo poi trattenere dal banalizzare pensieri e parole che dall'altra parte (quella del bambino) invece sono importanti. Il livello di profondità deve avere altre misure che non partano dal mio modo di vedere o di comprendere ma dal loro. Questa è l'asimmetria naturale, quella che non deve farmi arrabbiare (se non capisco o non capiscono), ma semplicemente aiutarmi a mettermi in gioco. Il gioco del loro crescere lento.
Saper sorridere se l'intento è quello, ma solo in questo caso: rischiare di deridere è fonte di delusione.
L'ascolto è divertimento e sforzo: a volte insieme, spesso distinti, ma so di poterli (o doverli) vivere entrambi. Pace all'anima mia.
Ascoltare per capirli, per conoscerli meglio, per saperli mantenere più vicini: non si tratta di un semplice esercizio pedagogico, è qualcosa di molto più profondo. Me lo metto in testa?
Non voglio esplorare meccanismi più complessi... mi vengono in mente molte altre esperienze o interrogativi (perchè certi loro silenzi anche di fronte a noi genitori?), ma probabilmente per andare oltre devo lasciarli crescere ancora un po'.
Cara Trilli, mi sa che mi serve un po' della tua polverina magica. Ti aspetto!


martedì 28 agosto 2012

Neuroni in naftalina ...


Naftalina di I scelta

Ultimi giorni senza bimbi. Loro  se la spassano in Valtellina, mentre io e la mia signora annaspiamo in questo fine agosto (finalmente un po’ fresco) cercando di rimettere insieme i fili del lavoro e della famiglia. Non ci sono garbugli particolari, ma è necessario riattivare i neuroni perché sappiano affrontare con decenza sia le aspettative lavorative che quelle dell’organizzazione familiare (per questa c’è tempo almeno fino al 4 settembre). Per ora sono ancora parzialmente in naftalina.
Parzialmente, perché mia moglie è riuscita (con i pochi attivi), in un pomeriggio di libertà (perché concedere questi momenti?), a rivoluzionare il soggiorno. Visione dello spazio capovolta. Modifiche originali. Spazi riguadagnati alla socialità. Valorizzazione di quanto inopinatamente precedentemente represso (il colore della parete). Mi sa che Arte l'ho studiata proprio alla minchia…
Ieri sera ogni volta che voleva cambiar canale della TV doveva allungarsi sul divano e avvicinare il telecomando al decoder, da lei sapientemente infossato… è la logica moderna della TV dinamica: se la tecnologia aiuta con onde radio, decoder, wi fi, tu donna la devi rimettere al suo posto.
In fondo fatica e TV, movimento e staticità implicita di fronte al video: le antitesi riallineate. Quanto progresso!

Neuroni... che casino

Ho espresso il mio disappunto. Ma il problema non è l’evidente non funzionalità della nuova impostazione, ma la mia incapacità di scorgere dinamiche architettoniche innovative che vanno oltre la funzionalità: chimera della comodità e non della bellezza.
Sarà, ma i miei neuroni ancora parzialmente in naftalina, si ribellano allo sforzo inutile e non sanno apprezzare la linearità di ciò che – anti esteticamente – invece è al suo posto.
Vabbè. Mi sono zittito e ho concesso carta bianca: vuoi cambiare? Arrangiati, ma hai tempo un mese perché tutto oltre che artisticamente ineccepibile diventi pure gestibile. E possibilmente a costo zero!
La  caccia alla frequenza tv non è il mio sport…
Per fortuna il PC è stato lasciato al suo posto, nello studiolo bruttino ma libero. E guai a chi lo tocca!
Ho scoperto (credo con circa 10 anni di ritardo) il fenomeno dei film in streaming, dello sport in diretta con commenti coreani o spagnoli (ma chissenefrega). Sto amando Sky Go (… la solita pubblicità semi occulta lautamente retribuita).  Tutte queste cose, in attesa del rientro dei piccoli (veri limitatori della libertà casalinga), stanno sfamando la mia fame di tamarrate di fine estate: mi guardo improponibili film (quelli da neurone in naftalina, per l’appunto) e quando lo sport chiama rispondo senza remore, in questo oceano senza limiti!
Sono gli ultimi giorni. Ancora pochi scampoli di tempo nostro,  per dar sfogo a quanto poi verrà sopito irrimediabilmente (anche se non totalmente… mica siamo in galera) dalla routine, quella che risveglia veramente  i neuroni.
Non perdiamolo questo tempo e vediamo che succede!

lunedì 27 agosto 2012

Si riparte... voglia zero!

La voglia è poca. Il cielo azzurro e senza nubi (bellissimo) non aiuta...
Alcuni mesi in più di ferie li avrei fatti volentieri. Ma non si può.
Mi  vien da dire “per fortuna”, vuol dire che ho un lavoro. Di questi tempi.
Ma lascio stare.
Poca voglia, ma si riparte.
Meno male la ripartenza è tranquilla: il trauma di ripartire a 100 all’ora mi avrebbe steso.
Ricomincerà fra poco il corso normale dell’anno: bimbi all’asilo e via con tutti gli appuntamenti del caso. Il lavoro riprenderà ritmi importanti, e il resto non sarà da meno.
Il tran tran quotidiano del feriale e del festivo riavvolgerà la nostra famiglia. Probabilmente le novità non saranno legate da cose diverse che si presenteranno, ma ad una nuova fase che i nostri bimbi ci permetteranno (o costringeranno) di vivere.
Finalmente entrambi alla scuola materna  (e l’anno prossimo si parlerà di scuola vera!?!) ed è  finita l’era dei pannolini.
Non riesco ad immaginarmi le mille cose che succederanno, in fondo quella che sembra vita normale, normale non lo è mica tanto. Ricordo lo scorso anno che non passava settimana che non ci fosse qualcosa da rivedere, da incastrare, da ristudiare. Le sorprese sono dietro l’angolo: arrotoli programmi che srotoli un minuto dopo. Non sono poi così convinto che la quotidianità sia monotona... anzi.
Le certezze sono il mutuo e le bollette (ops dimenticavo: pure la moglie e l’Inter) … per il resto si accettano sorprese! (oddio … se per caso venisse garantita un certa regolarità al campionato familiare non mi dispiacerebbe … ).
Si riparte e la poca voglia mi aiuta a guardare al settembre incombente con spirito libero: 3 settimane di inserimento di Filippo? In qualche modo si farà (che p...e, permettetemelo). E poi quel che viene viene.
In fondo il bello della vita familiare è proprio questo: la normale imprevedibilità. Che fa scorrere il tempo molto velocemente. E mai vuoto.
L’ottobre è lì fuori e mi piace un sacco. Il novembre (mese inutile), speriamo sia mite.
Il dicembre … mizzega arriva già il freddo: non lo sopporto. Urca è già  Natale e magari la neve arriverà presto. E da gennaio è tutto in discesa perché le giornate s’allungano.
Nessuna voglia, ma sono pronto.

venerdì 24 agosto 2012

Impressioni... che parlino i volti

L’estate impazza ancora. Si muore dal caldo, ma le ferie sono andate. Volate via rapidamente con la loro scia.
Una scia molto ricca, da cui è complicato estrarre espressioni che ne sintetizzino sia il vissuto che il significato.

Una scia che trascina via momenti, piccoli ricordi. Ma lascia belle sensazioni.
Quest’anno, comunque, le vacanza con i bimbi hanno avuto una specie di svolta. Bea e Filippo stanno crescendo e in fretta!
Stare con loro, fare cose con loro, vivere esperienze è stato molto più semplice.

Anzi, il loro crescere ha aumentato le possibilità: si sono aperti spazi di movimento che negli ultimi anni, per forza di cose, non si riusciva ad avere.
Bea s'è fatta una camminata di 5 h tra salita e discesa (orgoglio di mamma ... e papà). Filippo passava ore a giocare con gli altri bimbi senza necessità di tutoraggio.
Quando maiiii. E cito solo piccoli episodi.

E tutto questo ha dato un sapore diverso al tempo vissuto, popolato maggiormente di sorrisi che di capricci, di movimento piuttosto che di statica attenzione.
E come non segnalare anche un pizzico di libertà in più che io e mia moglie siamo riusciti a ritagliarci…

Il contesto ha aiutato un sacco: giornate bellissime, amici (grandi e piccoli) sempre al nostro fianco, luoghi accoglienti, buon cibo, armonia e voglia di fare.
Ingredienti che hanno colorato quasi tre settimane di ferie.
Non ho voglia di cronache, preferisco lasciar parlare i volti:  li riguardo  a “freddo” (e dopo qualche giorno d’ufficio) e suscitano nella mia mente un sano velo di nostalgia per i giorni trascorsi.
L’estate la racchiudo in queste espressioni: non dicono abbastanza?

venerdì 17 agosto 2012

Parentesi

E' in ferie.
Il Blog.
Pure io.
Voglio sgarrare... tanto nessuno mi punisce.

Sole, tanto sole anche in montagna.
Mai successo.
Mai soli. Molti volti.
Amicizie e conoscenze.
Sorrisi e storie di vita.

I bimbi non sono gli stessi dello scorso anno.
Gioia, più energia in tutto.
Meno stress, più complicità.
Il tanto tempo insieme.... che regalo.

Natura. Aria fresca che avvolge.
Paesaggi unici.
Ammirati mille volte.
Ma sempre nuovi.

Niente TV. Poco Pc.
Il lavoro un pensiero lontano.
Sono fortunato.
Prendo e metto via quanto l'oggi mi offre.
E' prezioso. Di quello che verrà allontano il pensiero.

Già nostalgia di momenti che fra poco saranno un ricordo.
Ma almeno ci sono stati.



mercoledì 1 agosto 2012

...Ferie!


saremo in questa zona... dove?

Da stasera si è in ferie.
Quelle lunghe (due settimane e mezza...).
Quelle che mi piacciono.
Quelle con i bambini full time.
Quelle con gli amici.
Quelle in cui si fa di tutto, ma tranquillamente.
Quelle nei luoghi che amo (montagna... manco a dirlo!).
Quelle che impegnano il corpo con tante cose da fare, ma liberano lo spirito.
Quelle senza eccessivi vincoli d'orario.
Quelle in cui bene o male non si hanno pensieri di lavoro.
Quelle che ti fanno passare la voglia del lavoro.... (se mai c'è stata)
Quelle in nuove, diverse da quelle passate.
Quelle in cui preparo la testa non a quello che mi piacerebbe fare, ma a quello che si potrà fare con i mie piccoli e mia moglie.
Quelle che durano troppo poco!
Queste ferie arrivano una volta all'anno... me le voglio gustare!

Caro Blog pure tu sarai in ferie, per ripartire alla grande a settembre!


Un saluto a tutti gli amici che passano di qui...e in particolare ai/alle Blogger compagni/e di viaggio!


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