Bea e Filippo

Bea e Filippo

martedì 30 luglio 2013

Apero-Papà

Papà al Centro è un'associazione di Milano che cerca di promuovere il ruolo di Papà attivi per famiglie e comunità responsabili.
Ha promosso un'iniziativa bella, interessante e ambiziosa dal 20 al 29 settembre: Mostra gioco interattiva "Nella Pancia di Papà". Ed accanto ad essa incontri per i papà (e non solo) e spettacoli per la famiglia.
Papà al Centro è anzitutto un gruppo di papà e ieri sera ne ho incontrati alcuni in simpatico Apero-Papà! 
Il mio primo in assoluto.

Li ho incontrati perchè nell'evento di settembre (di cui parlerò in modo più approfondito più avanti) hanno pensato di dedicare un momento di incontro-confronto ai Papà Blogger.
C'era anche Federico di Vitadapapa..

Birra, qualche stuzzichino: Massimo ci ha raccontato l'evento. Speranze, aspettative, qualche ansia. Papà al Centro non è mica la macchina da guerra del MammaCheBlog... 
I papà blogger poi non sono molti.... anche se, bene o male, si difendono abbastanza bene....

Ma torniamo all'Apero-Papà. 

Mi sono divertito un sacco: rotto il ghiaccio abbiamo cominciato a calcare i terreni a noi più noti. 
I figli, le esperienze quotidiane, le vacanze, le mogli. 
Situazioni comuni, soluzioni diverse o approcci simili. 
Il sonno che manca, i nonni che ci sono o che non ci sono, lo spannolinamento in corso, il cibo,  i giochi, le storie,  le mamme (e mogli) - ma qui si passa al segreto di genere -.
Un microcosmo di scene di vita familiare viste da un gruppetto di papà: molta ironia, qualche preoccupazione. 
Tanti sorrisi e scenari comuni. 
Molta complicità: universi paralleli e intrecciati.
Due ore volate in un baleno.

Un saluto e una promessa: la Mostra Gioco, sarà un successo!
Alla prossima... care mamme stiamo arrivando!




lunedì 29 luglio 2013

Caronte e il divano

Caronte imperversa. 35 gradi, all'ombra. Afa. Indolenza indotta. La prima domenica dopo un anno - circa - senza bambini. Pace. Silenzio. Sensazioni gradevoli.
I bimbi sono al mare dai nonni. Li ho accompagnati giovedì e sono rientrato sabato sera.
Una domenica che invita al dolce far niente. Da giovane le definivo le "domeniche tipo"... manca solo il campionato di calcio.
Ciondolare cullato dall'aria condizionata e anche la permanenza in casa è quasi gradevole.
La moglie decide di andare in piscina per fare un po' di sport... io arrivo da due giorni di mare e la mia dose d'acqua l'ho abbondantemente superata.
Declino l'invito e vado al supermercato per garantire la sopravvivenza settimanale. Torno, preparo un pranzo frugale e leggero. E aspetto il rientro della consorte.
Si materializza alle 14.00.... dopo la nuotata, s'è distesa per recuperare energie e si è addormentata... vabbè, che male c'è?
Ma la partenza  del GP non me la perdo. Il resto sì perchè lei il pisolino con i motori di sottofondo non lo regge (ma non lo aveva anticipato in piscina?). 
Vabbè mi dedico a Ruzzle e a Quiz cross... caro El_Gae, sto migliorando!

Pregusto un pomeriggio relax...

"Voglio comperare un divano da mettere qui (indica lo spazio scelto...),  un 2 posti. Lo voglio comodo, perchè su questo (quello attuale scelto da lei) non dormo bene come vorrei. All'Ikea ne ho visto uno perfetto". 
Come un improvviso temporale estivo, ecco abbattersi sul mio animo rilassato, questo nefasto presagio.

Ikea, divano nuovo, 28 luglio, caldo, relax, negozi.... perchè a mia moglie vengono queste idee così all'improvviso, senza preavvisi.... perchè spuntano dal nulla quando la voglia di assecondarle è pari a zero per vari motivi? Ma lei è così: per lei la casa ha bisogno di continue mutazioni... deve essere in continua evoluzione. Pensa alle novità e poi butta l'amo. Di solito fingo di abboccare, prendo tempo con abiezioni funzionali... e riesco perlomeno a rinviare.
Ma stavolta noto che la cosa butta male... è più determinata del solito.
Mantengo la calma ma pongo alcune condizioni imprescindibili: di Ikea non se ne parla (trasporto, montaggio ecc. rendono l'operazione  impossibile). Si va, si sceglie e si compera: di iniziare un tour a caccia di un divano che deve servire solo per dormire meglio non ne ho proprio voglia!
A 5 minuti d'auto abbiamo di fatto il distretto dei venditori di divani, qualche occasione ci sarà. In più la consegna in casa deve essere una conditio sine qua non.
E se questo vuol dire spendere un poco di più me ne frego... facciamo felice la Mastercard.

Mi faccio forza e si va: due negozi. Nel primo adocchiato un divano ad hoc. Chiedo che mia moglie possa verificare la comodità da sdraiata... della seduta se ne frega. 40 minuti a immaginare la combinazioni di colori. Il prezzo è accettabile.
Nel secondo (molto più noto e pubblicizzato) troviamo una squadra agguerrita di commerciali. Siamo affidati ad una sciura sui 60 anni che quando capisce che il divano lo sceglierà mia moglie spegne ogni entusiasmo e ci sdogana indicazioni col contagocce e in modo quasi fastidioso.

Ma ormai è andata: il divano è scelto. Una settimana per focalizzare i colori e a ottobre arriverà (consegna al piano).

Per fortuna è l'ultima domenica senza bimbi...




martedì 23 luglio 2013

Sei anni! Auguri Bea!

Non tutti i compleanni hanno lo stesso peso... 
I 6 anni sono la prima piccola vetta... 
Sei anni vogliono dire scuola, una nuova fase di crescita.
Nuovi percorsi, nuove esperienze.

Cara Bea, i sei anni sono anche di più.
Sei tu che che ti avvicini a noi: chiedi di più, argomenti, discuti, ti difendi.
Sorridi e ti arrabbi.
Rivendichi e ti intenerisci.

Cominci a scoprirti bambina e ami vederti  in un certo modo.
A volte insofferente o un po' distratta...
Ma più grande, ogni giorno di più...
Vuoi le cose da grandi... perchè ti senti ormai così.
Lo capisco...

I tuoi sei anni ti rendono davvero un po' più grande...
ma son sempre solo sei... 
Il tempo non è una semplice porta che si apre 
e immette in stanze nuove... chiudendo dietro a sé il passato
è un percorso che va gustato perchè non ritorna.

Bea ama i tuoi sei anni, perchè sono i tuoi!
Gustali fino in fondo!

Auguri Bea!


venerdì 19 luglio 2013

Il più bel gioco della mia vita

So di non essere un critico cinematografico. Ultimamente mia moglie sostiene che mi sono addirittura "imbarbarito" perchè guardo solo action movie liberapensieri. E in parte ha ragione. 
Quindi non mi cimenterò a scrivere una critica. In questo caso mi limiterò a liberare qualche emozione.

L'altra sera, però, mi sono visto un film davvero speciale: "Il più bel gioco della mia vita", che narra la storia vera di Francis Ouimet, un ragazzo di umili origini che nel 1913, da dilettante, vinse l'U.S. Open di golf.
Mia moglie non mi ha visto (dormiva come ogni sera beatamente sul divano), ma alla scena finale mi sono commosso come un bambino. Non sono riuscito a trattenermi.
La famiglia di Francis abitava  ai margini di un campo da golf e quel ragazzo, fin da piccolo, si appassionò a quello sport. Non lo poteva praticare (sui campi) perchè a quei tempi era riservato solo alla nobiltà. Ma il suo talento naturale e la sua passione spinsero un nobile illuminato a farlo scendere in campo. Non sbagliò: quel ragazzo era davvero forte. E tanto. Il talento e un sogno: giocare a golf: un mix esplosivo.
Un sogno che la madre leggeva negli occhi di Francis e incoraggiava di nascosto, e che però il padre, umile operaio, non tollerava perchè quello sport era "di proprietà dei ricchi". 
Per il padre Francis doveva mollare tutto e trovarsi un lavoro giusto per affrontare la sua vita, rimanendo al posto che gli competeva.

Dopo varie vicende ecco l'occasione: Francis, perchè della zona, viene invitato come Amateur a giocare nel più importante torneo americano: l'US Open. Anche oggi è così: nei grandi tornei sono riservati dei posti a dilettanti: una grande occasione per loro.
Il padre non vuole, ma stavolta Francis decide di disubbidire e di  giocare, pur sapendo che dopo il torneo avrebbe dovuto lasciare la propria casa.

Inizia l'U.S. Open: i migliori non deludono. Harry Vardon e Ted ray (inglesi e quindi i "nemici da battere") si portano in testa e dominano la gara. Nessun americano riesce e reggere i loro score.... tranne Francis. 
Sì quel ragazzo venuto dal nulla rimane incollato a loro. E' l'unica speranza.
Entusiasma le folle, rianima il patriottismo. Lui, buca dopo buca, tiene il passo e al termine del quarto giro chiude alla pari ai due campioni. Si val al playoff. Un altro giro completo. 
Ray sbaglia ed esce dalla gara. Siamo alla 18: Francis ha un colpo di vantaggio, ma sbaglia il putt della vittoria. Vardon può pareggiare, ma rimane corto di un pelo. Ultimo colpo: Francis non sbaglia. E' l'apoteosi.
La scena finale è bellissima (guardatela!!!).


Un film dalla leggerezza pregnante. Da non critico: fatto molto bene!

Ho confessato di essermi commosso...mi ha entusiasmato la vittoria, "il piccolo Davide" che batte i due Golia. Mi ha rapito un pochetto anche la retorica del "sogno americano" che si realizza... ma ciò che  mi ha scatenato la lacrima è stato lo sguardo finale tra padre e figlio, e la loro stretta di mano. 
Quel padre burbero, probabilmente provato da una vita dura, alla fine ha capito che suo figlio non ha solamente fatto un'impresa sportiva. Ha fatto molto di più: realizzato un sogno. E' andato oltre il determinato: ha dimostrato che il talento, la passione, la forza di volontà, la fiducia, possono abbattere certe barriere.
Quel papà alla fine ha vinto con Francis, e probabilmente quella stretta di mano ha significato tantissimo. Quanto la gloria di quel trofeo.

Forse oggi non si riesce più a sognare in quel modo. 
Le barriere di oggi sono altre: la disillusione, la sazietà, il materiale che ha soppiantato l'ideale. E a queste barriere, senza troppo combattere, a volte ci si rassegna. 
Non lo so.
Forse anche noi genitori (almeno io spesso sono così) preferiamo la concretezza del certo, alla bellezza del sogno (incerto per definizione).

A me questo film è rimasto dentro, non solo perchè ultimamente ho iniziato ad amare il golf, ma perchè mi ha ridestato almeno il desiderio di guardare avanti e al futuro con un spirito diverso... un po' più sognatore. 
Con più coraggio... 


martedì 16 luglio 2013

Pendolarismo da figli

E' ufficialmente iniziata l'estate da pendolari. Dei genitori pendolari.
I figli in vacanza e noi genitori a raggiungerli per il we.
Niente male,  lo si fa volentieri. 
Questo è il periodo della direttrice Milano - Valtellina... unica accortezza: beccare gli orari giusti altrimenti il we lo passi in macchina.

I bambini crescono. Lo si capisce anche dalla proposta di Beatrice: "Mamma e papà potete anche non venire a trovarci il fine settimana. Noi stiamo bene e siamo in vacanza". 
"Cara Bea - mettiamola così - non veniamo a trovare te e Filippo...  io e la mamma saliamo perchè da quelle parti  è più fresco, la nonna cucina bene (e soprattutto cucina lei) e la montagna ci piace."

Al di là di queste schermaglie naturali (!?!) - chissà che ci dirà fra qualche anno? - è stato un bel fine settimana che mi ha, in più, particolarmente confortato rispetto a tre temi fondamentali:

a. La piscina, compulsivamente acquistata da me on line - funziona!

Filippo se la gode
Al di là di qualche piccolo problemino tecnico rispetto al pompaggio e supportati dal fatto che quest'anno non ci sono problemi di siccità per cui la si può riempire senza beccare la multa, la sua "attivazione" è stato un successone.
Il bagno pomeridiano è un appuntamento fisso. I bambini si divertono un sacco. 
Ogni tanto si aggrega qualche altro bimbo della via... interessante, quindi,  pure il risvolto aggregativo.
La gestione poi non è complicatissima... quindi mia mamma, non ha ancora elaborato nessuna ritorsione nei miei confronti.

b. Camminare in montagna anche con bambini piccoli si può

mamma e figlia aprono la via
Sabato gita. Rispolvero una meta che non frequentavo da 20anni. Un luogo unico, bellissimo, con uno scenario a terra e sopra il naso stupendo. A 2.000 mt una piana bellissima fa da anticamera alla parete sud-ovest del Disgrazia.
Organizziamo uscita: camminata e pic nic. Camminata abbordabile, ma la sorpresa è che questa volta anche Filippo  ha camminato. Sia in pianura che nella parte più ripida verso la seconda piana. Lo fa senza particolari lamenti e chiedendo solo una volta di essere portato in spalla. Beatrice è una sicurezza, Filippo era un'incognita (soprattutto per le mie spalle e la mia schiena). Vederlo camminare, guardarsi intorno, ammirare le mille piccole cose che si svelavano al suo piccolo orizzonte è stato davvero molto bello. E non importa che la sua caccia ai girini si sia conclusa con un bagno fuori programma .... (sempre ricordarsi un cambio completi di vestiti quando si va in gita con i figli piccoli...).
Ma pure bea non scherzava: sta diventando un'abilissima "catturatrice" di farfalle... con le mani.
Questa gita ha aperto prospettive: forse ce la si fa a far camminare i nostri figli! Forse....


c. Non reggo più il Mojito

E sabato sera io e mia moglie siamo pure usciti con amici. Messi a nanna i piccoli (e la nonna), ce ne siamo fuggiti in un locale della zona. Grande botta di vita, tanto che mi sono pure pigliato un Mojito. 
Bella serata, tranquilla: mia moglie che parlava di lavoro col suo ex collega, io che cercavo di capire - istruito dalla moglie dell'ex collega di mia moglie -  quale motivo razionale spingesse delle mamme (a Milano) a ritrovarsi alle 6.10 di ogni mattina per andare a correre. Non c'è. Ma esiste chi lo fa.
Me ne farò una ragione... quella stessa regione che mi impedirà di compiere scelte così sconsiderate. 
Ed il mojito scendeva che era una meraviglia.
Sarà stato il formato extra large, sarà stata la totale disintossicazione avvenuta da tempo, sarà che gli ingredienti in Valtellina assumono un potenziamento indotto da un territorio speciale... sarà che il mio fisico ormai s'è assuefatto ai succhi di frutta, fatto sta che mi sono svegliato di notte come se fossi reduce da una super sbornia... il mondo in movimento e un  cerchio alla testa insopportabile.



Conforto e sconforto... un intreccio simpatico del primo we da pendolari da figli. 
Ed è solo l'inizio!






mercoledì 10 luglio 2013

Vacanza... novità e opportunità

Non amo il mare: ormai lo sapete. 
Il generale grado di complessità che genera tutto il contorno di una vacanza trascorsa per la maggior parte del tempo su una superficie sabbiosa e al caldo, induce in me un senso di fastidio difficilmente controllabile e alla lunga poco sopportabile.
Ma questo è una specie di dato quasi agiografico sul quale non vale la pena soffermarsi troppo.

Il rientro è avvenuto. La prima settimana di ferie è alle spalle... e si aspetta agosto per quelle lunghe.
Una settimana volata... senza pause.

Una settimana tutti insieme finalmente. 
Ed è questo che mi rimane dentro, molto più del fastidio della sabbia (per fortuna). Riuscire a stare con i bambini  per sei giorni di fila, condividere con loro ogni momento da mattina a sera. 
Osservarli. Parlare con loro. Giocare. Sedare litigi. Stare e stare con loro. Questa è la vera novità della vacanza in famiglia.
Durante l'anno il tempo passato con i bambini è davvero ridotto e diverso: pochi attimi al mattino, qualche ora la sera, il fine settimana spesso incastrato in attività necessarie o accessorie. E' un tempo diverso, scandito più da appuntamenti che da condivisioni.
La vacanza offre questa opportunità: il tempo con loro. Tutto il tempo con loro.
(non cito il tempo con la moglie... ma in fondo vale la stessa cosa anche con lei...).
Quello che è sfuggito prima  ora si rivela... si ha il tempo di vederlo con chiarezza.
Di confermarlo, di pensarci sopra. 
La vacanza è svago, riposo, scoperta, novità... ma con i propri figli diventa anche conoscenza, rivelazione... un insieme di sorprese e dubbi. Ho sempre pensato che è il tempo libero a rivelare meglio l'identità di una persona: l'assenza di sovrastrutture permette visioni meno offuscate. In vacanza è stato un po' così.

Bea ha quasi 6 anni: comincia a rivelare sicurezze nuove e insicurezze inattese. Mizze... in certi momenti provoca conflitti e confronti accesi. Non molla facilmente. Ironizzo sostenendo che "è femmina", ma pensavo che certi atteggiamenti cominciassero a palesarsi verso i 12/13 anni, non a 6. Sa essere tenera e remissiva ... e poi le passa in fretta. E' più timida di quanto pensassi e restia alla socializzazione, almeno all'apparenza. Un misto di determinazione e insicurezza che non avevo ancora messo ben a fuoco. 
Filippo ne ha quasi 4: è ancora "piccolo" nelle reazioni o nei capricci. E' imprevedibile nel "bene e nel male"... ma allo stesso tempo è più solare, sorridente, coccolone. Senza difficoltà si avvicina ad altri bambini, li osserva e spesso inizia a giocare con loro senza attendere inviti espliciti. Lo fa in punta di piedi e quindi è accolto senza problemi.
Ride e fa sorridere. Se vuole rompe alla grande... ma ha la scusa dell'età.

Mare o montagna non importa (purché al mare ci si stai la max una settimana...), la vacanza è un'opportunità unica: è la parziale  riconquista di una prossimità più intensa con i propri figli.
Senza gli schemi della vita di tutti i giorni diventano più chiare le inclinazioni, i desideri, le passioni, gli angoli grigi e quelli chiari... 
In fondo, oltre a tutto quello che porta naturalmente con sé, la vacanza può diventare un interessante esercizio di conoscenza e di relazione più profonda. 
Vacanza come accoglienza di novità.
...ma soprattutto un'opportunità. Appunto.










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