Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 25 settembre 2013

Papà… e rimanere marito

In questa riflessione “socio paternalistica” voglio ribadire ai quattro venti che il papà (che sarei io) e la mamma sono anzitutto marito e moglie.
La nascita  dei figli però, nel caso specifico desiderati, è riuscita a rimettere in gioco questa dimensione. Di certo non apposta.
La dimentico io, che mi considero spesso più papà, e la dimentica pure – lo confesso, meno di me -  la moglie che tende (anche perché spesso fisicamente più coinvolta) a sentirsi più mamma, molto mamma… tendente alla super mamma (nel caso nostro è una tendenza abbastanza embrionale, ma il concetto è funzionale al ragionamento).
E così i figli, a loro insaputa, diventano il centro di tutto: delle attenzioni, del tempo, degli affetti, dei programmi …
Al centro delle discussioni:  col tempo hanno come protagonisti i figli. “Non fare così… stai sbagliando … lo fai piangere …. Stai attento/a … non capisci che si deve fare così, … ecc.”.
Al centro della gestione tempo: “Non possiamo fare quella cosa lì perché poi viene tardi si stancano, …. Vacci tu”. “Bambini, veloci è tardi…”. “Che facciamo in qs we?” “Che vuoi fare: Bea è invitata dall’amica X, Filippo ha la festa di compleanno del compagno Y: facciamo gli autisti…”.
Al centro di pensieri, preoccupazioni, progetti a breve e medio termine, dei bisogni ecc. un centro in cui necessariamente gravita la gran parte delle decisioni che si prendono. Un centro volutamente condizionante.

Essere marito (e moglie) diventa una condizione vaporosa, quasi addizionale.
Giusto o sbagliato che sia a volte è così, … o spesso?

Mi limito a registrare questo fatto che ho vissuto (e sto vivendo) perché lo ritengo non banale.
Alla fine vengono un po’ trascurati quelli che sono i nostri bisogni di coppia…. Superati da quelli che si presentano per confermare la condizione di paternità o maternità.
Sono convinto che il rapporto originario (e originale) sarà sempre quello di coppia, non quello con i figli. Essere dei “bravi” genitori (uso le virgolette perché capire che significa quel bravi è un bel problema) si genera nella capacità di consolidare il proprio rapporto di coppia. Il papà deve cercare di essere anzitutto marito e la mamma moglie.
Sono un marito anzitutto. (azz… me lo devo assolutamente ricordare!). A dire il vero ci pensa più lei, mia moglie, a ricordarmelo spesso chiedendomi più  attenzioni, cazziandomi il giusto (sempre troppo… ma si accetta), mantenendo dinamico e quindi in crescita un rapporto che non si è fermato nei giorni della nascita di Bea e Filippo.
Sono certo che proprio loro beneficerebbero di questa dinamica.

I bisogni reciproci: questi sono importanti. I bambini impongono i loro, e portano con sé  una serie di doveri, indotti dal loro esserci e dal nostro (direi innato) desiderio di cura, protezione, amorevole paternità.
Ma i nostri bisogni restano. Perché limitarsi a sostituirli con quelli dei figli? Che ci guadagniamo? Metterli in disparte per poi riproporli? Non è che si finisce per dimenticarli? Quasi da allontanarsi inconsciamente dal partner?

In fondo siamo spesso contornati da …azzi vari, brutti e buoni che siano, e non sempre sono collegati ai figli. Il lavoro, il contorno amico-socio-parentale, il tirare avanti la baracca, stanchezze, scadenze, desideri frustrati, incavolature…. In questi rompicapi quotidiani i figli possono diventare un appiglio o un “peso”.

Mantenere la complicità. Parlarne. Non farsi travolgere….  
Rimanere marito, fino in fondo!

martedì 24 settembre 2013

Sono segnali?

Non mi sono neppure accorto che venerdì scorso è calendariamente finita l'estate. Il tutto è rientrato nell'incedere ordinario. Scuola per Bea, asilo per Filippo, lavoro per noi genitori.
Il calendario comincia ad infittirsi di appuntamenti vari. Mia moglie ha addirittura piazzato sul frigorifero una specie di planning per le attività dei figli (che sono 2, ma necessitano di incastri importanti).
 In fondo è da soli 10 giorni che si è ripreso a correre. Non ci sono state neppure malattie di mezzo. Eppure questo mese ha già offerto una serie di sorprese,  o di segnali che possono dare adito a interpretazioni sconsolanti (o consolatorie... dipende da come si guardano).

Andiamo per ordine:

a. Ho perso un dente. Niente di male, capita. Ma la questione è più complessa: questo dente (già "capsulato" e profumatamente pagato) mi si stacca. Va semplicemente rimpiazzato al suo posto. Cosa da poco. 
Fatto sta che inopinatamente lo avvolgo in un fazzoletto di carta, lo appoggio sul tavolo della sala nella zona "dove si piazza di tutto che quando è piena la si svuota". 
Mi accingo qualche giorno dopo ad andare dal dentista e il "pacchetto" non c'è più. "Cara, hai visto il mio dente?". "Quale dente?". "Quello che devo farmi ri-inserire dal dentista, lo avevo messo sul tavolo in fazzolettino di carta". "Quel fazzoletto, sporco e stropicciato che stava lì? Mi sa che l'ho buttato". "... azzzz..., ma non butti mai niente, proprio sto fazzoletto dovevi eliminare?". Martedì finisco la quarta seduta dal dentista.... conto incluso.

b. Abbiamo rotto l'acquario. Vi avevo già raccontato della nuova arrivata, la tartaruga. E' sopravvissuta all'estate e con lei anche alcuni pesciolini che teoricamente dovevano essere il suo cibo, ma che prosperano e figliano indisturbati girandole attorno. La loro casa era un dignitoso acquario, pure munito di pompetta, sabbia e roccetta di plastica a scopo estetico. Era,  perchè venerdì un'improvvida manovra di Bea ha fatto cadere un'asta dall'alluminio porta fiori (quelle robe dell'Ikea, che se li becco...) che ha pensato bene di precipitare diritta sull'acquario. Vetro spezzato per tre quarti... acqua sul parquet... un pesciolino contuso e uno defunto (poteva andare peggio... o meglio), ma tartaruga salva. 

c. Furto imminente. Ormai ci stiamo preparando. Sarà ineluttabile. 
Vado con ordine. E spiego.
Domenica mia moglie ci raggiunge in oratorio in scooter. Si chiacchiera in compagnia, i bambini giocano, corrono, si divertono. Si fa per tornare a casa e come al solito non si trovano le chiavi dello scooter. Nella borsa magazzino non ci sono. la faccio breve: erano rimaste belle in vista sul bauletto dello scooter stesso. Ammiccavano i passanti suggerendo di appropriarsi del mezzo... ma a differenza di 8 anni fa fuori da quel locale a Milano nessuno se n'è accorto. 
E' mattina: siamo in ritardo e doppiamo uscire. Mia moglie non trova le chiavi di casa. Non ci sono. Non saltano fuori. Le affido le mie. Scendiamo. La saluto lei e i bambini e mi scappa l'occhio sulla porta del box... Eccole che penzolano. Tristi e infreddolite per aver passato la notte fuori... ma sono lì. Con timore e tremore apro il box (e se hanno fregato le bici dei nostri amici li dovrò pure rimborsare). Sollievo. Tutto a posto... nessuno ne ha approfittato. 
Ma prima o poi succederà.

d. Bea a scuola. Ho già parlato del suo esordio narcolettico. Ieri la piccole ha raggiunto vette inimmaginabili.
Maestra: "Bambini, non mi ricordo ancora tutti i vostri nomi perchè sono vecchia". Beatrice, alza la mano in maniera repentina e dice: "E' vero che sei vecchia, sei la mamma della baby sitter che mi curava qualche volta quando ero piccola!". Ma ditemi voi dove ho sbagliato? 
Bea, quante volte ti ho ripetuto che alle maestre si deve dare del lei?

e. L'Inter ha iniziato il campionato benissimo... direi quasi troppo bene. E qui mi tocco. E mi taccio.

Ce la faremo. Lo so che non sempre il buongiorno si vede dal mattino. Ma il bel tempo poi arriva improvviso!
Basta crederci.

Ps. A chi sostiene che la vita familiare è noiosa propongo un  sano scambio alla pari...


lunedì 23 settembre 2013

Il Papà Blogging: genere del futuro?

Ne ha già parlato con sapiente cronaca e azzeccate osservazioni Federico (Vita da papà)... trovate qui il suo post azzeccatissimo: Incontro tra papà Blogger. (Fede ti ho rubato la foto.... perdonami..!).

Non mi dilungo quindi sul fatto che quella sciagurata associazione di Papà al Centro abbia deciso di arricchire il contorno della mostra Nella pancia del Papà con  un incontro con i Papà Web attivi.

Non sto neppure  a sottolineare che tra i presenti (il sottoscritto, Il Papo Luca, e Federico _ quello di Vita da papà)  ci fossero due matti venuti rispettivamente da Roma - l'altro Federico di Paternità Oggi - e da Napoli - Francesco di Motelospiegopapà -
E non sto lì a rimarcare troppo le assenze (giustificate... erano con noi col pensiero e con lo spirito: collegamento etereo, altro che skype o streaming) di El Gae (Stratobabbo) e di Daniele di BABBOnline.

Non voglio, poi,  eccessivamente rendere merito all'idea e neppure alla portata socio-esistenziale e culturale  del momento vissuto... qualcuno ha utilizzato termini come "pionieri" o almeno di un "inizio importante". In certi momenti, quando l'emozione la fa da padrona, si rischia di "pisciare fuori da vaso". Ma siam fatti così.

Faccio fatica a non rendere onore a chi ha avuto il coraggio di eviscerare un senso catartico a quel ritrovarsi: "bello, è quasi un gruppo di auto aiuto.." (Vai Francesco!).

Mi sembra pure poco carino star qui a sviolinare sulle le donne presenti (non me ne vorranno): di fatto nostre fans scatenate, alle quali abbiamo regalato, in quei frangenti, indimenticabili perle di sapiente mascolinità intellettuale.

Ma dopo tutti questi NON mi permetto di condividere quanto di pregnante è emerso dall'incontro, cercando di evidenziare certi aspetti più intimi che Federico (da vero "carbonaro") ha evitato di rimarcare. 
In concreto (come se fosse un implicito manifesto programmatico):

a. i padri WEB attivi ci sono, resistono e forse aumenteranno.... (è possibile che sia inversamente proporzionale al tasso di occupazione)
b. le mamme Blogger, questa armata immensa, sproporzionatamente più nutrita e ben equipaggiata, vedrà l'inesorabile avanzata di questo sparuto ma inossidabile gruppetto di pionieri papà (pronti, però a rinnovare il tacito patto di non belligeranza)...
c. nella capacità (o incapacità) di scrivere al capitolo "cavolate" siamo davvero in gamba (ma ci piace chiamarli punti di vista ironici), forse migliori. O è semplicemente la genetica predisposizione degli unici due neuroni che possediamo che nel semplificare riescono a cogliere meglio il lato ironico della vita? 
d. i papà blogger solitamente hanno cominciato a scrivere o per un senso di solitudine (... "in rete non ho trovato altri papà Blogger, o pochissimi") o  per un senso di inadeguatezza ("il blog di un papà imperfetto o la sindrome da giro largo..."). Non c'è certezza che il blog sia servito a qualcosa... ma fra 20 anni... si vedrà!
e. il termine "lagna" non appartiene al nostro genere letterario: è la legge dei due neuroni. In pochi si spiegano meglio e colgono l'essenziale. 
f. un papà ingegnere capace di spiegare come la tecnologia possa essere un reale aiuto ai bambini, dopo averlo studiato in inglese da uno studioso indiano (Sugata Mitra). Ecco questo lo abbiamo solo noi!

Ci sarebbe molto di più, ed è giusto farlo credere.... l'autostima è fondamentale!

Un grazie sincero a Massimo e Stefano di Papà al Centro: per l'occasione creata, per il momento vissuto, per il futuro radioso che sapranno costruire ai pionieri del "papà-blogging" ...

E mi raccomando, cari papà che leggete (chissà se ce ne sono), andate alla mostra gioco-interattiva Nella Pancia del Paspà!










martedì 17 settembre 2013

... primi giorni

"Ciao Bea, allora com'è andata a scuola oggi?". 
Se ne usciva alle 14.30, era il primo giorno col pranzo. Almeno 4/5 ore seduta la banco. 
Insomma ero curioso.
"Bene!".
"Ma che cosa avete fatto?"
"Niente... anzi, no.... non mi ricordo! Però ho mangiato quella pasta fatta a palline di patate... come si chiama?". 
"Gnocchi, Bea, si chiamano gnocchi".
"Ecco, sì quelli, e poi bresaola e fagiolini".
"Ma le maestre non ti hanno fatto fare nulla? Quale quaderno hai usato?".
"Papà, non mi ricordo, però ci hanno spostato i banchi.... li hanno messi così e così.... (ferro di cavallo ndr)".
"Va bene, allora domani vado dalla maestra e le  chiedo come mai non ti fanno fare niente... ho proprio voglia di capire".

Lo so è una minaccia. Ma l'estorsione ad una figlia reticente non è reato.

"Uffa, e va bene, ti racconto:  abbiamo disegnato. E poi colorato: i rettangoli in azzurro, i triangoli in verde, i quadrati in rosso....".
"Bene... e poi?".
"Poi ho detto alla maestra che ero stanca e mi ha detto di appoggiare la testa sul banco".
"Ma hai dormito?".
"No, papà, solo riposato un po'".
"Bea se ti viene sonno prova a darti qualche pizzicotto... oppure devi dire che ti scappa la pipì, vai in bagno e ti sciacqui il volto con l'acqua fredda... e già che ci sei fai pure un paio di flessioni... vedrai che ti svegli!"
"Papà, ma se non mi scappa?"
"Beaaaaa...Vabbè da stasera a nanna alle 9.00 esatte... senza discussioni!."

Lo sapevo... Bea è come la mamma (e in parte come il papà)... se la tieni ferma Morfeo ha vita facile e la palpebra s'abbassa inesorabile.
E mo' come si fa? 
Che penseranno le maestre? Che la mandiamo a letto troppo tardi? 
Che non la facciamo riposare abbastanza?
Immagino i retro-pensieri (legittimi) che si infilano nelle menti delle maestre che, indulgenti o meno, immagineranno chissà che cosa... 

 Alle elementari  la mia maestra avrebbe fatto carte false per vedermi dormire un po', ma i tempi sono cambiati... Bea non puoi dormire!!!




venerdì 13 settembre 2013

Il giro dei Giganti


Non ho la capacità di raccontare questo evento come in questo articolo (Tor de Géants....) di  Riccardo Barlaam. In più ho seguito la gara solo On Line. O attraverso i Social.
Ogni tanto cercavo di parlarne con qualcuno (qui in città).... scorgevo solo volti perplessi. Quelli son matti. Dicevano spesso. Tutta quella fatica senza neppure un montepremi "decente"?
Guardavo le prime foto. E poi quelle successive.... Ho passato le sere a leggere, osservare. Guardavo i volti degli atleti e di chi incontravano.
Ammiravo gli orizzonti e i paesaggi. Alcuni ho imparato a conoscerli in questi anni.
Ho immaginato la fatica, lo sforzo: la battaglia con se stessi e con i 25 colli su cui salire e poi scendere. Stima e ammirazione.
Tutto nella mia testa, perchè non faccio parte di questo mondo: non sono un atleta, non corro in montagna.
Da ragazzo qualche volta l'ho fatto (20 kg fa)... e mica scherzavo. Ma è' preistoria.
Eppure nella mia testa questo evento frulla da una settimana: mi affascina, mi rapisce. Da lontano. Eppure riesce a farlo.
Forse proprio per la distanza. Tra me e quegli atleti, tra il mio essere in città e quelle montagne. 
Una distanza che paradossalmente mi fa sentire quasi il respiro affannato dei passi in salita o addirittura percepire la fatica dello sforzo. Le gambe a pezzi.
In montagna ho camminato tantissimo... mai esperienze estreme, ma abbastanza numerose e variegate per percepire che cosa si possa vivere dentro un'esperienza del genere.
E più passa il tempo più questa distanza si fa sentire (o pesare?). Non tanto quella agonistica. 

Quella dello spazio. Dei paesaggi. Del silenzio. Delle rocce, dei ghiacciai, della vegetazione che dirada, dell'acqua che scorre.
E allora osservo, ammiro, provo a entrare in sintonia con chi questa distanza riesce in qualche modo a colmarla. E la racconto a me stesso.

Consapevole di tante cose, anche di rincoglionirmi in certi pensieri... 
Ma all'istinto delle parole spesso non si comanda!

"Bisogna imparare ad attendere, a saper aspettare. Imparare a soffrire per conquistare, alla fine, uno a uno i 25 colli del Tor e arrivare in fondo.
E giorno dopo giorno, passo dopo passo, mi sono accorto che i minuti, i secondi, le ore acquistavano un altro valore, rispetto al solito. Mi accorgevo dello scorrere del tempo. In sintonia, una cosa sola
- non so come dire - con il panorama attorno, la natura e i bellissimi scorci di queste montagne uniche e bellissime. In un silenzio pieno, che non si ha bisogno di riempire d'altro. Rotto solo dalla voce del vento.(BRUNO BRUNOD)".

giovedì 12 settembre 2013

Inizio! Vai Beatrice

Cara Bea
sei primo giorno di scuola!
Buon inizio! Di cuore.
E' una svolta, un passo importante dentro una vita che non s'arresta.
Che bello verti affrontare nuove tappe!
E vederti serena!
Un abbraccio forte!

Permettimi solo un appunto:
va bene che è carina
va bene che è di Minnie
va bene che l'hai scelta con la nonna
va bene che ti piace molto
va bene che sia tua, tutta tua
va bene che l'apparenza a volte inganna
va bene tutto,
 lo sai che sono tollerante

Ma questa benedetta cartella 
dovevi proprio sceglierla
Rossonera???

martedì 10 settembre 2013

Ri-Torno a scuola

Eccoci al primo giorno di scuola. Non quello di Bea, lei inizierà giovedì. Il mio. Puntuale eccomi alla riunione dei genitori dei bambini che frequenteranno la prima elementare. 
Subito mi faccio spazio tra alcune mamme e guardare la composizione delle classi. Bea sarà in I° D ... leggo anche i nomi dei compagni che inizialmente non associo a nessun volto... poi qualche mamma compassionevole, che mi aveva visto all'asilo, mi rivela chi sono alcuni compagni e compagne.... c'è pure la figlia di un genitore super interista come me... inizio incoraggiante.
Un'altra mamma va oltre: "Bea è in classe con mio figlio e tu, vero, che farai il rappresentante di classe?". Vedremo.
Siamo accolti dalla Dirigente e dalle maestre. Ma è la dirigente, che una volta era la direttrice e che oggi fa pure la  preside in un plesso (o circolo didattico) scolastico che era un istituto comprensivo - vabbè dentro i meandri e i termini tecnici della riforma non ci sono ancora entrato -  a istruirci per bene... 
Organico ridotto (... maledetti tagli), anche se mia figlia avrà il quadruplo delle insegnanti che ho avuto io (ma non mi addentro nelle dinamiche didattico disciplinari), ma determinazione nel mantenere alta la qualità! 

Mi accorgo solo che lo scenario è ben distante da quello che a mala pena ricordo dei miei tempi.... 
In prima c'è già la maestra di matematica e scienze, e l'inglese sarà da subito. Io che ho imparato le tabelline in terza e che avevo la maestra (mia vicina di casa, alla quale non erano necessari i colloqui ufficiali  con i miei) più preoccupata ad estirparmi il dialetto, che non a guardare alla globalizzazione...
Ma erano altri tempi.
Quest'estate mia mamma ha addirittura rispolverato i miei quaderni delle elementari... oggi per poterli conservare mi dovrò attrezzare con uno spazio ad hoc (nell'elenco del materiale necessario ne sono previsti ben 9 e  con copertine di colore diverso ... c'è pure i fucsia e il trasparente).
Puntualità, orari,consuetudini, merende, permessi, impegni burocratici, impostazione didattica, linea pedagogica... poco di tutto. Il resto lo si capirà cammin facendo.
Non ci saranno i compiti durante la settimana, solo nel we, ma il diario (regalato dalla scuola) andrà controllato ogni giorno.
Non ci sono libri (la scuola ha scelto la linea didattica alternativa...) e le scarpe per la ginnastica dovranno avere le stringhe: cara Bea qui ti devi dare una mossa.... impara al più presto ad allacciarLE!!!

Il primo vero giorno sarà giovedì. E' quello di Bea... e ci penserà la mamma ad introdurla in questa nuova avventura.
A me rimane il sapore del primo giorno dall'altra parte: quello di un genitore che in qualche modo ritorna sui banchi, un po' spaesato perchè è un po' tutto diverso, ma pronto a partire con lei...

Vedremo come va! 





venerdì 6 settembre 2013

"Nella Pancia del Papà!" .... A Milano!

Avevo anticipato qualcosina nel post dell'apero papà
Ma ora val la pena di parlarne più "diffusamente". 

Non posso non contribuire a lanciare l'evento. 
Questo evento:



Con tutti gli eventi correlati.

Quando e dove?

A Milano
dal 20 al 29 settembre
In Corso XXII Marzo al 59

Preso nota?

Ad arricchire la mostra ci saranno altri interessanti appuntamenti:

a. Venerdì 20 settembre dalle 18.30 alle 20.00: Padri Web Attivi (incontro, dialogo con alcuni papà Blogger:come Vita da papàStratobabbo, tanto per citare i più famosi!)
b. Sabato 21 settembre  dalle 10.30 alle 12.30: Padri Esperti
c. Venerdì 27 settembre dalle 18.30 alle 20.00: Padri separati attivi

In più spettacoli, attività ludico ricreative per i bambini (ma trovate tutto sul volantino o sul sito di Papà al Centro! 

Chi è di Milano o in zona diffonda l'iniziativa, inviti i papà, con i loro bambini,  a parteciparvi.
Magari può essere anche un'occasione per una gita milanese da parte di chi abita lontano.... Milano a settembre può essere carina.

Care mamme Blogger: mandate i mariti (al limite voi vi potete dedicare allo shopping compulsivo... a due passi trovate di tutto! Comunque contribuite a diffondere l'iniziativa! Non vi sembra carina?

.... ci risentiremo!
Intanto prendete nota!

mercoledì 4 settembre 2013

La Tela

Bea e il ragno
Fra tre giorni la famiglia si ricompatta. Tutti alla base. Pronti al vero inizio dell’anno: il mese di settembre. Tutto riparte: asilo, scuola (Bea andrà in prima), corsi vari, appuntamenti di ogni tipo…
Si ricomincia a tessere la tela dell’anno “sociale”. L’anarchia estiva è alle spalle.
Domenica mentre si faceva un pic nic da un pino è sceso tutto d’un tratto un ragno. Un gran bel ragno: grande e proprio carino (vabbè a me piaceva... mia moglie è fuggita sprezzante). I miei bambini se lo sono rimirato. E quasi conteso. 
E’ sceso appeso alla sua invisibile tela (ad un filo sottilissimo per la precisione) per poi tornare a nascondersi tra gli aghi del pino che lo ospitava.

Quel filo invisibile srotolato e riavvolto. Quasi impercettibile ma solido. Sicuro e fragile. Bello e e un po' misterioso.
Sarà quel filo che ci toccherà ritessere da lunedì.
Avere due bimbi piccoli (ma in crescita inesorabile) e contestualmente lavorare in due significa, tra le tantissime cose che per ovvi motivi trascurerò in questo frangente, vivere di intrecci sottili: solidi e fragili, allo stesso tempo. Significa essere pronti a srotolare e riavvolgere (se necessario) i fili che comporranno la tela del loro tempo … e del nostro.
Significa essere pronti ad accettare anche la fragilità di certi programmi… che mai andranno caricati di eccessive aspettative.
Ogni settembre, al rientro delle ferie, non mi assale la tanto conclamata ansia da post vacanza…. Ma mi rapisce quella da tela da ricostruire.
Il calendario, che si ripopola di orari e appuntamenti, diventa il tamagotchi con cui quotidianamente si deve competere. Tutto poi si assesta, ma le prime partite sono sempre faticose.
Un po’ per la disabitudine, un po’ per le novità che sempre si presentano con il loro grado di imprevedibilità, gli incastri iniziali sono spesso un’incognita.
Con lo sguardo di Bea riosservo quella tela: sorpreso e impaurito, ma allo stesso tempo affascinato da come un ragno riesca a scendere e salire, rapido e sicuro. Per nulla impressionato dai nostri occhi. E per nulla condizionato dalla novità: gli occhi di mia figlia.
La tela che si tesserà anche in questo anno conterrà un sacco di cose… e in fondo ho voglia di scoprirle.

Riosservo quel filo sapendo che mi toccherà forse srotolare e riavvolgerlo in continuazione, ma come quel ragno basta non farsi impressionare.
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