Bea e Filippo

Bea e Filippo

martedì 26 novembre 2013

Avvisaglie... di Natale

Il Nostro presepe!
E' già Santo Stefano!
Fra un mese il Natale sarà già passato.
Dietro le nostre spalle. Volato via.
Manca meno di un mese!
A casa nostra, per la verità,  è già comparso il calendario dell'avvento e la mamma s'è prodigata a fare un angioletto per il Presepe di classe all'Asilo. Avvisaglie...
La nostra casa cambierà volto il prossimo sabato: albero e presepe faranno la loro comparsa.

Il nostro Presepe, quello comperato "a pezzi" (= a rate) e il classico albero finto da "condominio milanese" modificheranno lo scenario e la geografia del nostro salotto. Bello il presepe vero?

Chissà che penserà la tartaruga... festeggerà il Natale pure lei?

Riprendo in parte le parole di un post vecchio... lo faccio perchè sono ancora talmente presenti in me da non riuscire a trovare di meglio.


Attesa. Attesa, sì proprio lei..
In questo tempo mi ritrovo spesso ad attendere che accada qualcosa. Di quello che poi si verifica o di quello che accadrà: chissà. E' il secondo che mi prende. Come ogni anno, di questi tempi.
Attendo il Natale.  E' l'appuntamento annuale che sa imporsi in me, che non riesco (e non voglio...) tenerlo fuori e neppure ai margini. E' evocativo di tanti ricordi, e a questi non si sfugge. Sa ripresentarmi tradizioni alle quali sono legato, anche se a volte sono un po' impolverate, o semplicemente meno vitali.
Ho voglia di fermarmi, di calore casalingo. Di risentire e rivedere un po' di gente che durante l'anno sfugge. Senza colpe. E' il circolo delle esperienze che allontana e riavvicina.
Ricordo i rientri al paese per le Feste, gli incontri - sempre senza appuntamenti - con gli amici: incontri più forti delle tradizioni. Legami che rimangono anche senza incontri.
Desidero respirare l'aria di festa, di lasciarmi contagiare da lei, anche se attorno è più quello che si spegne di quanto si accende.
Ho voglia delle sue (... sempre del Natale parlo)  melodie, dei suoi profumi, dei suoi tempi, delle sue preghiere. Sì,  quelle che si sentono o si recitano. Spesso non si sa perchè né per chi... ma ci sono. E mi fanno pensare: sono eco di desideri. Anche dei miei.
Ricordo la Mezzanotte, nei vari luoghi in cui ho vissuto. Il prima con il presepe vivente, il silenzio che raccoglie pensieri se ti lasciavi rapire dalle dolci note tipiche di quei momenti. La Messa, quella dove si stava stretti perchè troppi. Dove il parroco cantava tutto, ma proprio tutto. Dove i bambini si addormentavano.
E il dopo: auguri, sorrisi in piazza, il profumo del vino speziato. Un sacco di abbracci, vicinanze di quel momento lì: fiorite e sfiorite in pochi istanti (ma non per questo necessariamente povere) e rinviate a ricrearsi alla successiva mezzanotte.
Ho voglia dei suoi simboli, dell'albero e del presepe. Il presepe, oggi nella mia casa cittadina è originale e senza impatto ambientale... ai tempi costava fatica: andavo a raccogliere il muschio nel bosco. Magari ghiacciato. Ma era bellissimo, perchè poi sistemare le statuine era un conquista. Era tradizione... oggi è più memoria.
Ho voglia di sorprese. Di guardare i miei figli negli occhi, di fronte ai momenti che pure loro attendono con trepidazione. Aspetto i loro sorrisi. Il loro stupore. Il loro calore.
Grazie a loro mi ritornano in mente le attese da piccolo. Quando mi alzavo dal letto presto, vincendo la mia pigrizia perchè volevo scartare il mio pacchetto riposto sotto l'albero. Non so perchè m'è rimasta l'immagine dei pennarelli: queste mega scatole di pennarelli. Proprio a me che a disegnare e colorare ero una cippa. Ma erano tempi grami...
Attendo il tempo che rallenta. Omaggio delle feste. Un tempo non lo sopportavo, preferivo la velocità, ora me lo gusto, perchè è presenza di chi amo. E mi basta.
Attendo le ferie. Il non pensare al dover per forza fare, ma al fare quanto  desidero o scelgo.
Di non dover aspettare che la moglie torni dal lavoro in un orario decente. Di non dovermi incazzare perchè il lavoro oggi ha meno slancio di ieri, anche se ne avrebbe bisogno di più.
Attendo il nuovo anno e ringrazio i mei figli che mi offrono la scusa per vivere il passaggio come piace a me. Senza casini. In pace. Preferisco osservare... e la semplicità.
Attendo che tutto passi, perchè dopo un po' mi rompo. Le pause invernali troppo lunghe mi rendono alla fine un po' claustrofobico. Il freddo mi frena.
Che tutto passi perchè vuol dire che ricomincia la discesa, verso le stagioni che amo di più.
Attendo che il qualcosa di nuovo poi accada davvero. Che si esca dal tunnel di ciò che non c'è più, per rivedere la luce del nuovo che si rigenera. Di qualcosa che ci riporti a galla, per riprovare davvero ad offrire un futuro migliore a chi se lo merita. Le stesse speranze di 30anni fa...
Attendo. E provo a non fermarmi.

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