Bea e Filippo

Bea e Filippo

lunedì 17 novembre 2014

La buona scuola

Non so che qualcuno di voi abbia partecipato alla consultazione On Line sui punti che il Governo ha indicato per la riforma della scuola, o abbia anche solo letto la proposta negli otto punti indicati.
A me ha spinto la curiosità. ma anche l'interesse: ho una bimba in seconda elementare e un bimbo che dal settembre prossimo inizierà la prima.

Ho cercato di capirci un po'. Di vedere quali sono le prospettive, se mai si realizzeranno, rispetto a questo cardine della nostra società.

Poi dalle mie parti c'è stata pure l'occasione di un incontro pubblico sul tema. Con tempismo eccezionale (a 4 giorni dalla scadenza delle consultazioni), ma tant'è che almeno l'opportunità di capirci un po' di più c'è stata. Incontro pubblico dicevo con interventi di esperti del settore.

Non dettaglio quanto emerso perché la platea che vedeva la presenza di pochissimi genitori e di molti insegnanti ha generato un dibattito sostanzialmente unidirezionale: il rapporto riforma e corpo docente.
Me ne sono venuto via un poco deluso sommerso da questioni a mio avviso molto "settoriali", incentrate spesso sul tema degli insegnanti. Dei precari, del loro ruolo, della loro valorizzazione e valutazione ecc. 
Nulla di banale sul tavolo, anzi, ma alla fine se devo dire di aver capito quale sarà la buona scuola del futuro, ammetto  di non poterlo affermare con certezza.

Sono convinto che la scuola sia il paradigma di una società, la base su cui edificare il futuro di un paese. Per questo motivo credo che le scelte da fare debbano essere radicali e senza compromessi.
Mi spiego.

a. Non si deve partire dal concetto di Buona Scuola, ma dal più ambizioso: la Scuola Migliore! Perchè puntare da subito al ribasso: un po' di coraggio. L'obiettivo deve sempre essere quello di costruire la scuola migliore. Quella che tutti vorrebbero. Quella per cui vale la pena vantarsi.

b. La scuola deve diventare un'opzione prioritaria. Senza compromessi. Lo Stato italiano deve assolutamente tornare ad investire nella scuola: da quella dell'infanzia, alle primaria e secondaria, fine all'università.
Deve investire in fretta e tanto (pur sapendo che i risultati si vedranno fra anni...). Lo deve fare con coraggio e senza ripensamenti. Lo deve fare partendo dagli edifici, dalle attrezzature. Da spazi riqualificati e ripensati guardando al futuro.
Lo deve fare dando dignità agli insegnanti attraverso una retribuzione decente (che ne qualifichi il ruolo), attraverso una formazione d'eccellenza, perché nella scuola deve trovare spazio l'eccellenza e la qualità. E questo va fatto perché al centro tornino gli studenti che meritano il meglio!
Lo deve fare rivedendo il percorso formativo, didattico, culturale dall'inizio alla fine. Senza programmi ripetitivi e ridondanti.Con un'offerta formativa solida e moderna. capace di valorizzare le qualità, ma in grado di non perdere nessuno per strada.
Deve tornare ad attrarre soprattutto gli studenti: a ricreare il desiderio del sapere e del saper fare. De conoscere come opportunità di libertà.

c. Ma per far questo la Scuola stessa deve finirla di parlare di se stessa e a se stessa! E il Governo deve assumersi la responsabilità di elevarne il rango: non è il brutto anatroccolo (nella considerazione e nelle priorità di investimento)!

Ho letto la proposta del Governo, ho letto anche alcune discussioni aperte sul Forum ne sito dedicato.
Non so se la strada che si vuole intraprendere sia quella giusta: temo sia uno specchietto delle allodole, perché alla fine non c'è menzione di investimenti veri... e non esistono mai vere riforme a costo zero.
Staremo a vedere!

mercoledì 29 ottobre 2014

Mamma ho fame!

Sono sempre stato restio a parlare del mio lavoro e del "mondo" che sfioro ogni giorno. Si tratta di una sorta di inutile pudore. Lo so.
E anche oggi lo faccio perchè stimolato: rubando "titolo" e contenuti a Sabina di Zigzagmom.

Ma prendo la palla al balzo, quella che è lanciata con tanta precisione e profondità in questo bellissimo post: La fame dei bambini.

L'occasione data a Sabina, e ad altre blogger, è fornita da un invito congiunto che La Fondazione Banco Banco Alimentare Onlus (nella sede del Banco della Lombardia) e Kellog's hanno fatto. Invito a osservare come questa fame trova una risposta, certamente parziale, ma almeno concreta e continua. E come  alcune aziende tentano di metterci del loro, nella specifico attraverso l'iniziativa Breakfasts for better days. (grazie!)
Il dettaglio di tutto lo travate nel post di Sabina. Su leggetelo!


Io ritorno al "mio mondo" quello della fame tanto per intenderci. Quello che per me è un lavoro da oltre 10 anni. Uno di quei lavori che non ti lascia indifferente. Quello che spesso mi fa pensare, anche incazzare perchè è il mondo della sofferenza silenziosa, sotterranea, dimenticata. O dell'operosità e della solidarietà snobbata o declassata perché fatta di mille piccole iniziative: le uniche poi che spesso arrivano a tutti. Però.


Quello delle oltre 6.000.000 di persone che in Italia sono povere (ma davvero povere!) e tra loro si stimano circa 800.000 bambini.
Quello delle migliaia di strutture caritative territoriali (solo con la Rete del Banco ne sono convenzionate quasi 9.000 per circa 1.800.000 persone aiutate) che sul territorio si fanno in quattro per aiutare famiglie, senza fissa dimora, anziani soli, ecc. magari anche solo con un pacco alimentare.
quello dove si raccolgono e distribuiscono migliaia di tonnellate di alimenti (in parte provenienti dagli aiuti della Comunità Europea), dall'altra provenienti dal recupera delle eccedenze che la filiera agroalimentare genera. Una grossa parte, di questi alimenti, arrivano dalla solidarietà di milioni di italiani che durante la Giornata della Colletta alimentare donano parte della spessa per i poveri.

Questo è mondo che spesso non fa notizia. 
Soprattutto quello dei poveri. Quelli che in silenzio fanno la fila nelle mense o vanno a chiedere un pacco di cibo per tirare la fine del mese.

Quanti papà e mamme convivono col dramma di non riuscire a nutrire adeguatamente i propri figli? 
Sì perché ci sono bambini che un pasto completo lo fanno solo a scuola (se va bene, perché ora se non paghi il dovuto ti fanno portare il panino da casa...per chi riesce a farlo).

O quello delle centinaia di migliaia di volontari che quotidianamente con questo mondo convivono: cercano di offrire aiuto, supporto, ascolto, consolazione. Sempre con meno risorse. Spesso con pochissima considerazione. Ma con molta passione e dedizione. 
Sì c'è anche il mondo di chi fa la sua parte: di molte aziende che al posto di buttare le eccedenze le donano. Di parti delle istituzioni che provano a supportare questa rete di Welfare. Chiamiamola per nome!
Questo è un mondo strano: che non urla, che non fa casino, che spesso non riesce neppure a rivendicare diritti o semplicemente a chiedere attenzione. E in Italia, spesso, se non fai rumore non esisti. Ma è un mondo reale. Perché la fame è reale e il cibo un diritto.

"Mamma ho fame": tutto però deve ritornare qui! Non è la domanda che stona, è la possibile risposta. Il dramma di non averla completa. La tristezza che un piatto semi vuoto abita molte case nel nostro paese.

Questa è una vera emergenza: che diventi, la lotta alla fame, una vera priorità!



martedì 14 ottobre 2014

La Sfida!

Sono un amante dello sport. Ne amo davvero tanti: dal calcio al basket, dal golf alla pallavolo. Lo sci, l'atletica, l'alpinismo e l'arrampicata, pure lo "skyrunner". Il ciclismo, il nuoto, il tennis e il ping pong.
Da giovane riuscivo a seguire in TV anche la pallamano, la pallanuoto, il biliardo o la vela (indimenticabili le nottate a guardare l'America's Cup).

Di questi sport molti, a livello amatoriale, li ho pure praticati un po'. In maniera molto basica so giocare a calcio, basket, pallavolo, ping ping, tennis, biliardo. In bici ho fatto giretti mica male e da ragazzo facevo pure le campestri. Da qualche annetto mi diletto pure con lo sci. Non includo il nuoto perché il livello basico è oltre le mie attuali capacità. Ho camminato per i miei monti a destra e manca con anche qualche piccola ferratina.

Con la nascita di Bea e Filippo ammetto di aver mollato un po' tutto. Non è che facessi chissà che cosa, ma almeno la partitella a calcio del sabato mattina non mancava mai... Non è che i miei figli siano responsabili del mio "sfascio" sportivo, ci mancherebbe. Mi hanno semplicemente fornito un alibi perfetto per riconsiderare la mia condizione: quella di un quarantenne con un fisico in lento appassimento e quindi poco propenso agli sforzi che lo sport, anche solo amatoriale, impone.
Fatica, costanza, rigore ecc.

Mi ritrovo così, alla soglia dei quarantacinque anni un po' impigrito, sovrappeso, col vizio del fumo duro a morire. Eppure ogni volta che seguo qualche evento sportivo mi parte l'embolo del "mi piacerebbe"! E' stato così quando ho seguito le imprese di Kilian Jornet, o la Tor des Geantes. O all'arrivo del Kima. Magari poi mi metto pure a fare una camminata seria per scontrami col rifiuto del mio fisico che mi dice "ma che cavolo pretendi da me"!
... sugli sport di squadra mi sono un po' ritratto, per decenza.

In più da qualche tempo è scoppiato, attorno a me, il virus del running. Tutti che corrono, e corrono. E più passano i mesi più corrono. Ma come cavolo fanno!
Non ho manco la scusa di essere un super intellettuale: leggo molto, scrivo un pochetto, ma no, non sono un intellettuale. Proprio no!

Ma non c'è proprio più nulla da fare per me? Ne parlavo con alcuni miei amici... tutti sulla stessa barca: un po' rassegnati un po' compiaciuti. Ma non del tutto. Per entrambe le cose.

Ed ecco la mia idea, anzi la mia sfida: oggi quasi tutte le aziende top che producono marchi sportivi scelgono (in)giustamente testimonial di livello! Quelli che fanno vendere di più, e il marchio accompagna le loro imprese o semplicemente li mostra, E' la legge del marketing. Mica sbagliano per carità, ma in fondo camminano dove l'acqua è bassa. 

Ma non è che le vere sfide sono altre? 

Carissime Nike, Adidas, Puma, The Nord Face, Scarpa, Salomon, Montura, Tecnica, Ferrino, Asics, Colmar, Enervit, La Sportiva, Salewa, Camp, ecc. Ma avete mai provato a prendere due o tre (o anche uno) quarantenni o su di lì, un po' pigri, sovrappeso, con qualche vizietto poco salutare, notoriamente poco sportivi e trasformarli in atleti? Magari ci avete già pensato. O forse no!
Questa potrebbe essere una sfida vera! Un'impresa. Di quelle serie.
Significa aprire orizzonti di possibilità: ricreare, da una base su cui nessuno scommetterebbe un euro, un soggetto nuovo!
Rendere l'impossibile una realtà: darsi un obiettivo e sfidare le leggi della "normalità".

Io sono a disposizione! Pronto a correre il rischio. 
In fondo come esiste la possibilità che una persona venga "assoldata" per bere Rum sulla spiaggia, non vedo perchè non si possa accettare una sfida del genere... che poi è pure molto più salutare!

Allora chi ci sta?


martedì 7 ottobre 2014

Tutto concorre

Forse pure quest'anno ce  la facciamo. A ripartire intendo (si fa per dire, perché alla fine è un po' tutto consecutivo).
C'è voluto di fatto un mese per definire un calendario settimanale almeno prossimo al definitivo. Non è semplice coordinare le attività obbligatorie (Scuola, asilo e nuoto - da noi il nuoto rientra in questa categoria -  e dopo le impressionanti figure imbarazzanti che faccio in acqua i bambini stesso lo hanno accettato come tale) con quelle ludico facoltative.
Quest'ultime si potrebbero non fare, ma alla fine tra desideri, compagnie, istinto al movimento qualcosa, omologazione sociale (metteteci quel che volete) si deve per forza aggiungere.
Ma finalmente abbiamo partorito: Bea si riconferma apprendista ginnasta, Filippo fa il salto di qualità: mini basket. 
Un vero planning non c'è ancora oltre alla nonna  abbiamo una baby sitter precaria, ma sono fiducioso.
In più si sono accavallate altre cosette non meno importanti: la moglie che mi cambia lavoro e che quindi è impegnata nei saluti con gli "ex colleghi". O il mio lavoro che ha avuto un concentrato di attività che mi ha assorbito più del lecito... 

Di più. Sabato scorso io e mia moglie abbiamo pure pulito il balcone e il box generando incredulità - rispetto a questa azione potenzialmente pericolosa - soprattutto in noi stessi. Al pari della soddisfazione che ho avuto nel presentarmi per la prima volta in discarica per eliminare tutta una serie di reperti archeologici.
E poi domenica c'è pure il compleanno di Filippo. C'è da organizzare la castagnata.... fino ad arrivare al viaggio a Parigi già blindato per il ponte del 2 giungo (... certo che prendere i biglietti aerei - seppure in super sconto - otto mesi, prima significa proprio vivere per il futuro).

Non ci si annoia. Non è che non ci sia tempo per farlo, ma sto benedetto tempo viene preventivamente riempito. E' così, nel bene e nel male.
Basterebbe la quotidiana cronaca spiccia a riempire pagine e pagine di blog, ma spesso la catalogo come non "interessante" e quindi non utile alla causa. 

Eppure è questa cronaca a segnare lo stato di salute del proprio vivere. Almeno del mio.
Sì perché il confine tra il ritenere l'insieme di tutte queste incombenze, soprattutto quelle legate ai bambini, un solenne rottura di palle o un transitoria opportunità per condividere una tratto di vita con loro, questo confine - dicevo - è proprio sottile.

Facciamo due conti: Bea ha 7 anni, Filippo 5. Se va bene ho circa 10 anni per stare con loro in maniera intensiva. Poi, se sono come mamma e papà, chi li vedrà più?
Quindi, al netto delle sparate di Filippo sul mio futuro (proprio ieri sera diceva: "Papà mi sa che quando mi sposo io tu sarai morto...". "Filippo dai, mi piacerebbe fare almeno per un po' il nonno". "Dai papà, mi sa che lo fai con i figli delle Bea..."), voglio puntare sulla possibilità di trasformare le potenziali "rotture di palle" in opportunità.

In fondo non è impossibile. Neppure così faticoso. Basta non subire tutto come un peso.  
I compiti, le riunioni scolastiche o dell'asilo, i vari appuntamenti sportivi o similari. Le feste con gli amichetti, le gite, gli svaghi di vario genere. I capricci, le arrabbiature, i sorrisi o i pianti. Il cibo, i vestiti, la tecnologia a piccoli bocconi. Le domande, i dubbi, le soddisfazioni. I tempi pieni e quelli vuoti. 

Tutto concorre. A che cosa lo decidiamo noi! Lo decido io.








mercoledì 24 settembre 2014

Redi-Vivo

Ieri sera mi chiama un'amica valtellinese che non vedo da tempo.
"Ciao! Ma è successo qualcosa? Tutto bene a casa tua?"
"Sì, tutto ok? ... ma come mai me lo chiedi?"
"Sai è da un po' che non scrivi sul blog è temevo fosse capitato qualcosa..., meglio così!"
Poi la telefonata si è sciolta con aggiornamenti vari di carattere familiare.

In effetti è vero. E' da un po' che non scrivo. Per la verità scrivo pure: inizio, abbozzo post. Mi appunto idee e argomenti, ma poi tutto rimane in fieri, in attesa di prendere vita.
E' stato un periodo così: molto pieno, con pochi spazi liberi. E quando si creavano li ho usati in modo diverso: a volte semplicemente per cazzeggiare.

Mi ha fatto pure riflettere la telefonata: il blog è pure un semplice mezzo per "rimanere in contatto"... non ci avevo mai pensato. 

Lo so: le regole di un blog ben fatto impongono costanza e aggiornamenti puntuali.
Deduco che questo non rientrerà mai nei blog ben fatti. Purtroppo non si auto aggiorna e ha bisogno che il titolare esca dal suo letargo per animarlo come meriterebbe.

Non è ben fatto, ma neppure in agonia. E' semplicemente assopito nell'attesa di tempi un po' più vivaci. E torneranno perchè, al di là di tutto, chi lo scrive ne ha ancora molta voglia.

Detto questo confermo di star bene e di essere vivo e vegeto!
Pure il resto della famiglia non se la cava male!

A presto!


martedì 2 settembre 2014

"... quando sono più grande"

"Papà, quando sono un po' più grande... magari il prossimo anno, se tu sei ancora vivo mi porti con te per funghi?"
"Certo Filippo, spero proprio di essere vivo e di portarti per funghi... ma se non fossi vivo tu che faresti?"
"Ti direi ogni giorno una preghierina. Dopo l'asilo però. E poi quando sarò più grande dopo la scuola".

E' da un po' di tempo che Filippo me la mena con sto "se sei ancora vivo". Non mi tocco manco più, anzi spero che ogni suo augurio mi allunghi la vita. Almeno un poco. Spero almeno di rompere la tradizione familiare del 57 (età in cui ci hanno lasciato mio nonno e mio padre). Meglio non pensarci.

Ma che pensieri mi vengono dopo le vacanze? Che mi succede? Perché tra le tantissime esperienze vissute in questi mesi mi torna alla mente quella frase di Filippo?

Forse perché Filippo mi costringe a guardare avanti. E con lui Beatrice.
Per loro la vita è il futuro: quello che dovranno fare, quello che sperano di vivere. Le esperienze che si immaginano con noi genitori, con gli amici. Non ricordi, ma speranze. 
In questo futuro si augurano che ci possa essere pure io (mica è scontato): il "mi porti" almeno mi rassicura sul desiderio di volermi accanto. 

Le vacanze non esistono già più: c'è semplicemente il domani da costruire. Per Beatrice è la seconda elementare, per Filippo è il poter ricominciare l'asilo ed essere finalmente un "grande". E rivedere gli amici. 
Di seguito poi tutto il resto. "Facciamo questo, ci porterete a vedere quello, possiamo ....". Un susseguirsi di progetti, semplici e grandi allo stesso tempo.
"Filippo, quest'anno ti riporto a vedere l'Inter allo stadio...". "Ancooora???" la sua risposta mi ha fatto capire che ha altri interessi. Vabbè ci ho provato.

Comunque apprezzo molto la loro voglia. Mi tiene sul pezzo. 
L'essere "più grande" dei mie figli è una sfida. A non inibire desideri. A cogliere le possibilità con la  prospettiva che meritano: quella di generare scoperte nuove. Di aprire orizzonti. Di preparare Bea e Filippo ad affrontare tutto senza subire nulla.

I bambini non concedono tempi morti. Hanno innato l''istinto del proseguire.
Mi rendo conto che alla fine è un mio dovere non fermarli, anzi, aiutarli a compiere ogni passo (fino a quanto sentiranno il bisogno della mia presenza...) nel miglior modo possibile e con tutta la serenità del mondo. 

So che non sarà semplice. Perché vanno incastrate un sacco di cose: loro desideri e nostre possibilità. Le loro  voglie con le opportunità. Tempi, energie, possibilità, limiti e necessità diverse. Un mix da armonizzare per evitare conflitti. 
Conta pure il contesto che oggi non è foriero di belle prospettive. Per fortuna sono ancora piccoli e avvertono meno la pesantezza di un clima generale poco sereno.

In più anche noi genitori non è che ci annulliamo. Cari Bea e Filippo dovrete tener conto che esistiamo pure noi. I nostri ritmi possono essere diversi: Come le nostre esigenze o preferenze. 
Ma so che bene o male ci si metterà d'accordo.

"Papà, dove andiamo in vacanza la prossima estate?"
"Cari bambini, non lo so, dipende se sono ancora vivo!"





sabato 16 agosto 2014

Un po' di vacanza...

Riappaio perché sono contento!
Anche se ho superato la metà. Sì la metà delle vacanze. Per la vita c'è ancora tempo... spero.

Ma mica ho voglia di filosofeggiare perché in questi dieci giorni me la sono proprio goduta! Non perché ci siano stati eventi o esperienze particolarmente straordinarie. 
Ciò che è cambiato è l'età di Filippo e Beatrice e fare vacanza con loro è diventata tutta un'altra cosa. L'unico aspetto rimasto costante è la loro narcolessia serale (al max alle 21.30 crollano inesorabilmente).
Ma per il resto è tutta un altro modo di fare vacanza!

Abbiamo fatto un po' di mare e da mercoledì siamo in montagna. In fondo nei soliti luoghi. Ma se la prospettiva muta è come ripartire per mete nuove. In questi giorni funziona davvero così.
Giocare, camminare, riposarsi. Mangiare, parlare, affrontare le novità. Riuscire a farlo in famiglia e con gli amici scorgendo nei propri figli una luce di consapevolezza, di desiderio, di coinvolgimento più intensi : tutto questo infonde in tutti i momenti vissuti un tono molto più vivo!

Non posso tracciare bilanci e non riesco ancora ad andare a fondo, magari al rientro.

Oggi condivido la soddisfazione di riuscire a fare molte più cose con loro! Insieme: genitori e figli. Meno vincoli, meno ansie e preoccupazioni. Più libertà. E complicità.

Rimane sempre la necessità di essere comunque presenti a loro e con loro, ma il tipo di interazione è ad un livello oggettivamente diverso che aiuta tutti ad essere più sereni e contenti. 
Quella che sto vivendo è una stanchezza diversa. Pesa molto meno di quella di anche solo due o tre anni fa...

... mi sta venendo sonno... a presto!

Alcune istantanee tanto per segnare questa tappa!


mercoledì 30 luglio 2014

Primo assaggio

così poco da mangiare?....
Un primo assaggio di vacanza. Dovevamo incastrare qualche giorno prima che i bimbi prendessero la via del mare con la nonna.

Cartina alla mano la scelta è caduta sulla Toscana interna, inizio della Valle D'Orcia. Zona che non conoscevo e potenzialmente davvero interessante: Siena a due passi, Montepulciano, Pienza, Montalcino.
Vino buono. Arte. E un sacco di siti termali.
Deciso pronti via! Giovedì 24 luglio accompagnati da un clima autunnale ci mettiamo in macchina alla volta di Sinalunga. Si è alloggiato da Casa Elisa, e la scelta si è rivelata davvero azzeccata!

Beatrice e Filippo sono carichi hanno voglia di genitori e pure noi desideriamo questi giorni con loro. Abbiamo di fronte quattro giorni intensi prima che il 28 la nonna li prenda al volo e li porti al mare.

Terme di S. Filippo la Balena Bianca
Non perdiamo tempo e pianifichiamo la nostra mini vacanza:
- venerdì: Terme di San Filippo (a queste non si poteva proprio rinunciare!) e monte Amiata.
- sabato: relax e Siena.
- domenica: Montepulciano e relax.
- lunedì: Cortona e trasbordo.


Programma rispettato senza neppure troppi intoppi meteorologici. Sapientemente schivati i temporali quasi quotidiani!
Non entro nei dettagli di una cronaca simpatica ma a rischio tedio collettivo. Vado per appunti di viaggio, di quelli brevi, più da sensazioni immediate che riflessioni profonde.

Fiume caldo a S. Filippo
Primo dato e non scontato: girare con i propri figli è bello! E più crescono meglio è. Non so se sarà sempre così... chissà se ci capiterà di muoverci con tredicenni ribelli e annoiati. Però oggi ci si diverte. Sono interessati, osservano, chiedono, non fanno troppe storie. Bello!

Per cantine
Varietà, bellezza e bontà. In pochi km abbiamo visto di tutto: dalle bellissime terme di S. Filippo con il fiume "caldo" e le sue vasche accessibili. Alla distesa di faggi del monte Amiata, fantastica, sembrava di addentrarsi in un paesaggio delle favole. A Siena, Montepulciano, Cortona: cittadine bellissime.Ogni loro angolo è uno scorcio di bellezza, di storia. Molto ben tenute. Specchio di un'Italia che ama se stessa e non si trascura.
Ma pure la natura riesce ad imporsi. Paesaggi bellissimi. Distese di girasoli incantevoli. Spesso ci si fermava sul ciglio della strada semplicemente ad ammirare il paesaggio.
nel mare di girasoli
E come non citare infine il cibo e il vino. A prezzi accessibili e sempre di qualità. Anche questo non era scontato, per certi versi è stata una lieta sorpresa.

Vitalità. In ogni angolo abbiamo incontrato appuntamenti, mostre, concerti, iniziative di ogni tipo da quelle culinarie a quelle culturali. Un'offerta impressionante. Cortona ad esempio è stata trasformata in una mostra fotografica a cielo aperto. A siena in ogni piazza o palazzo pubblico c'era o un concerto, o un balletto o una conferenza... vitalità, passione. E soprattutto un sacco di stranieri interessati. Anzi in giro c'erano quasi solo stranieri: olandesi, francesi, tedeschi, belgi.
Se il patrimonio è curato, valorizzato, offerto in modo intelligente si vince! In Italia e fuori!

Quattro giorni volati. Intensi, sereni, ricchi. Un assaggio e la voglia di ripartire!




lunedì 14 luglio 2014

La prima in un Rifugio alpino!

Più volte ho sottolineato quanto a me (e anche a mia moglie) piacesse più la montagna del mare. Ma la montagna, con i bambini, va presa a piccole dosi. O almeno va fatta affrontare con i tempi giusti. 
Lo scorso we abbiamo deciso di affrontare la prima esperienza nuova: passare una notte in un rifugio. Ne abbiamo scelto uno abbordabile. Semplice da raggiungere, ma allo stesso tempo bello nel contesto.
Sono ritornato dopo anni al Rifugio Cristina: si trova in Valmalenco (una delle valli laterali della Valtellina), ai piedi di una montagna bellissima (il Pizzo Scalino). Per arrivarci si cammina per circa un'ora e mezza (a passo di bambini) e il dislivello è abbastanza limitato (si parte da 2.000 mt per arrivare a 2.300 ca).
Insomma fattibile.

Insieme ad una coppia di amici con due bambine, decidiamo di andarci nonostante le previsioni non fossero delle migliori. Ci attrezziamo. In fondo il tempo in montagna è quasi sempre imprevedibile e, eventualmente, prendere un po' d'acqua non è un dramma. Basta essere preparati.
Pronti via! Sabato in tarda mattinata siamo all'attacco del sentiero e si inizia a camminare.
I bambini sono belli carichi e "partono in tromba"! Per i primi 20 minuti il problema è: chi sta davanti? Bea e Filippo si contendono la testa del gruppo. Poi con i primi segnali dello sforzo si passa al problema numero 2: quando ci fermiamo a mangiare?

Il tempo è clemente, un pallido sole - ma sempre sole è - ci accompagna per tutto il tragitto. Dopo un paio d'orte di cammino (compreso spuntino) arriviamo alla meta.

Siamo al Cristina. La giovane coppia (molto accoglienti e gentili) che lo gestisce ci indica subito le nostre stanze. I bambini occupano immediatamente la "loro", lasciando a noi adulti quella più piccola... vabbè.
Ritrovo il Cristina (dopo circa 10 anni) sempre impeccabile: pulito, accogliente, caldo. Gestirlo con passione fa davvero la differenza!

Dopo qualche momento di relax per recuperare un po' torniamo fuori a perlustrare la zona. La meta è la neve che poco sopra il rifugio resiste ancora.
Ci si avventura tra massi di granito. Filippo pare indemoniato. "Papà, oggi sono proprio uno scalatore". In effetti non è proprio più quel bambino che si faceva costantemente portare un spalla dopo poche centinai di metri di cammino. Ora affronta la salita con lo spirito giusto della sana conquista. E si diverte.
Bea l'ho già persa di vista... da un pezzo.

Alle 17.30 arriva la pioggia prevista. Ma ormai non ci importa più. Al calduccio del rifugio ci cambiamo, e in attesa della cena ci si mette a giocare nella sala comune. 

La cena è abbondante e gustosa (i pizzoccheri sono davvero di ottima qualità). Pure il digestivo scelto (ottima grappa ai  mirtilli) va giù che è un piacere!

Le sorprese però non sono finite: prima di andare a nanna mia  è il momento di immortalare la serata con il lancio di due lampade cinesi portate per l'occasione dalla mamma. Rigorosamente biodegradabili vengono fatte volare sotto lo sguardo ammirato dei bambini (e degli altri ospiti del rifugio). Bellissime davvero.

... spettacolo al risveglio

Alle 22.00 tutti a nanna. Ci si addormenta in un baleno... 

Al risveglio ci accoglie un cielo limpido ed un aria frizzantina (6 gradi!), ma dopo un'abbondante colazione e i preparativi del caso, bastano pochi minuti di camminata per riscaldarci.

Rientriamo come da programma in mattinata. 
E' fatta!

La "prima" con i bambini in un vero rifugio di montagna è andata. Tutto è filato via liscio: senza intoppi e imprevisti. Bea e Filippo (e le piccole compagne d'avventura) sono felici! 

Per loro si è trattato di una vera mini avventura: attesa e vissuta con entusiasmo!
Ci rimane solo una cosa: pianificare la prossima conquista!


mercoledì 2 luglio 2014

Stagione serena


Qualche sera fa dopo cena con Bea e Filippo ci siamo concentrati a guardare le foto - davvero tante! -  del loro anno di scuola e d'asilo.

Oggi si usa così: basta una chiavetta USB e le maestre raccolgono (e ti condividono) un anno di "storia" scolastica e dell'asilo.
La tecnologia! E la loro pazienza.

Un bel momento. Davvero.

Sia Bea che Filippo rivivevano tutti quei momenti con un coinvolgimento che mi ha lasciato davvero impressionato. Si scorgeva in maniera evidente che sono stati bene sia a scuola che all'asilo. Che il tempo trascorso con maestre e compagni non solo non è pesato, ma è stato vissuto bene. Non un cenno a momenti poco piacevoli, immagino che qualcosa ci possa essere stato, ma non rilevante da doverlo dire.

Questo è quello che un genitore spera sempre: che i propri figli riescano a vivere percorsi sereni, e coinvolgenti. Che stiano bene con gli altri e con chi li guida. 
Non è stato necessario che Bea e Filippo me lo confermassero in modo diretto, l'ho letto nei loro sguardi! 
E l'ho anche ascoltato dai loro racconti molto coinvolgenti. Quelli che reciprocamente si facevano. A volte mi sentivo quasi uno spettatore esterno. I protagonisti erano loro: a condividersi e raccontarsi le  loro  esperienza.

Credo che questa positività dipenda da molti fattori. 
Da una parte sono certo che aiuti molto un desiderio di fondo e un'attitudine a stare con gli altri. Qualità che Beatrice e Filippo hanno abbastanza. Non sono né ombrosi né solitari... forse perché papà e mamma li hanno spesso abituati a  vivere esperienze con gli altri. Ma sono così anche per carattere, con accenti diversi, e bene o male non tendono a cercare la compagnia.

Dall'altra anche gli ambienti contano. Sia a scuola che all'asilo hanno trovato due ambienti sereni. A tutti i livelli. Senza tensioni o dinamiche negative. Entrambi a misura di bambino e per il bambino. Credo che oggi come oggi non sia sempre scontato che ciò avvenga, quindi merito anche a chi li guida  e organizza.

Infine un altro aspetto ha contribuito certamente alla buona riuscita del loro percorso:  il "fattore maestre". Insegnanti, educatrici, compagne di viaggio... chiamiamole come vogliamo. Alla fine il loro ruolo è davvero decisivo. Puoi avere ambienti bellissimi, compagni con cui stai bene, pure un carattere gioviale e aperto a tutti, ma se non imbrocchi una guida con cui stai bene è dura.
Siamo tutto coscienti che questo sia un elemento importante. E da come ho visto la soddisfazione negli occhi di Bea e Filippo l'altra sera, ho capito quanto sia importante riconoscere il merito alle maestre di quanto vissuto dai miei figli. Non c'è nessuna captatio benevolentiae. Non mi è mai importata. (e sto posto manco lo leggeranno). Quello che mi interessa e riconoscere il valore di un ruolo. E quanto sia decisivo in un percorso di crescita per dei bambini.

Non si tratta solo di prendere consapevolezza di tutta una serie di attività realizzate, o del percorso didattico portato a termine. Credo sia doveroso e giusto - quando ci vuole - esprimere gratitudine per come questo cammino è stato condotto. Per la professionale passione con cui spesso si accompagnano i bambini ogni giorno: così a scuola come all'asilo.

So bene che non è solo il gradimento di un bambino a determinare il valore o meno di unì'insegnante, ma il bambino non sa soffermarsi sull'aspetto meramente professionale. Il bambino fa capire se e quanto si sia sentito a suo agio. E sono certo che lo star bene è sempre ottimo supporto ad ogni percorso formativo o didattico. Oltre che possibilità concreta di risultati migliori.

Ora Beatrice e Filippo si godranno due mesi di meritate vacanze. 
Sono certo che, con questi ricordi, sarà meno dura per loro riprendere a settembre!





mercoledì 25 giugno 2014

E sono nove!

Sono passati nove anni! Lo so, rispetto ai 50 che festeggiano i miei suoceri fra un paio di mesi non sono nulla... ma nove anni sono ben 3.265 giorni. Mica bruscolini!

Nove anni volati via, con un sacco di esperienze che hanno arricchito il nostro tempo!
Ripenso a questi anni e mi rivedo accanto a te in mille momenti. E sorrido dentro di me perché son molto contento di quello che abbiamo fatto e vissuto!  

Gli anniversari spesso fanno guardare indietro. Sono un punto d'arrivo. La somma di mille tappe d'avvicinamento. Tutte unite costruiscono il percorso che abbiamo tracciato insieme.
Un percorso tutto nostro. Ma non in solitaria.
Beatrice e Filippo lo stanno colorando ogni giorno di più.

Ma oggi non voglio rievocare quanto successo,  ho voglia di guardare avanti. 
Volgere il pensiero al di più, al nuovo che, mi auguro, ci toccherà vivere insieme. 
E spero per molto tempo ancora.

Immagino noi, con la voglia e la felicità di stare insieme.
Immagino le varie tappe che affronteranno i nostri figli. 
Immagino le cose nuove che potremmo fare con loro man mano che crescono.
Immagino viaggi, esperienze, amicizie che crescono.
Immagino una casa sempre più vivace.
Immagino qualche conquista o traguardo che raggiungeremo.
Immagino nuovi sorrisi.
Immagino la voglia di non fermarci mai.
Immagino il desiderio di condividere sempre più a fondo quello che ci sta a cuore.
Immagino le parole che ci diremo, anche quando poi ci toccherà fare la pace.
Immagino un futuro che ci potrà offrire ancora molto.

Buon anniversario!!

mercoledì 18 giugno 2014

Ragioni all'orrore?

In questi giorni non riesco proprio a scacciare il pensiero. Non ce la faccio, è più forte di me. Ma come cavolo fa un giovane papà e  marito a massacrare la propria famiglia. In quel modo, che non riesco neppure a descrivere. La moglie: due bambini piccoli. Spazzati via nella follia più assoluta.
Francesco Uccello nel suo Blog Motelospiegoapapa, ieri ha scritto un articolo molto vero. Diretto! Azzeccato dal titolo in giù: Un papà con una vita normale non ammazza!.
Non è possibile che ciò avvenga nel regno della presunta normalità.  Non solo non ha un senso apparente, ma non si riescono a trovare spiegazioni, logiche, aggettivi appropriati. Nulla che giustifichi un gesto simile! Nulla che avvicini un gesto del genere alla tanto normalità decantata nelle cronache accessorie. Francesco chiude il suo pezzo "In una vita normale, quello è un papà anormale!". Non può che essere così. Anche.

Questa mattina una mia collega mi ha detto che i suoi figli (5 e 7 anni) hanno visto con la nonna il telegiornale e sono rimasti impressionati dalla notizia in oggetto e le hanno chiesto: "Perché esistono adulti, e anche dei papà capaci di fare male così ai bambini piccoli?". "Tu che avresti risposto?". Mi ha chiesto a bruciapelo.
... ho passato. "Non lo so, fammici pensare!".

Ci sto pensando da giorni in verità e ammetto che di risposte non riesco proprio a darmene. Forse perchè non ce ne sono. Almeno all'apparenza. Se non il ritenere che un padre che uccide i propri figli (in quel modo) sia letteralmente impazzito! 
Ma qui gli interrogativi si allargano: perché un adulto fa del male ai piccoli? Vale per chi ha ucciso Yara, per i pedofili, per chi nel vendicarsi dello sgarro di un adulto ne uccide il figlio, o il nipote... 
Ma dove sta la normalità o la a-normalità in tutto questo?

Credo che si debba purtroppo riconoscere che l'uomo può essere cattivo, può commettere crimini inspiegabili. E fa queste cose non perché pazzo. Ma perché lo sceglie, anche se la cosa sembra assurda!
Sì, esistono uomini capaci di tutto questo. E' il volto di un'anormalità drammatica.
L'unica via è riconoscere questa possibilità, grazie a Dio non così frequente, e fare di tutto per combatterla. Lo si fa affermando l'opposto fin da subito: la bontà, la tenerezza, le lacrime della commozione. La disponibilità, l'accoglienza, il saper perdere, il sapersi accettare per quello che si è. L'altruismo. Il riconoscere che l'autoreferenzialità e l'egocentrismo non sono un bene. Il rispetto della libertà. La gratuità nelle relazioni. l'amicizia come cifra del convivere. E molto ancora...

In fondo con una concezione "sacra" dell'amore (se si parla della famiglia): che non è infatuazione, attaccamento morboso, ma un vero prendersi cura dell'altro. Scegli chi entra nella tua vita perché quella vita la si condivida fino in fondo. E fai di tutto perché le condizioni rimangano vive e vere, e ne garantiscano bellezza, vivibilità, serenità, condivisione, complicità, cura ecc. Dove l'io si confonde con il noi e non per questo lo annienta, ma lo esalta! Amore che ama riti, che le cose si ripetano perché le vuole migliorare. Che non fugge ma affronta, che non lascia "capitare" ma decide: anche con i no a ciò che apparentemente è meglio (fino a quando?)! Amore che è speranza. E' futuro. Ogni tanto si deve ritornare a parlare di questo: perché ci appartiene.

E fuori dalla famiglia? Basta ridare valore al rispetto dell'altro. Facciamo almeno il minimo. Mica siamo tutti santi. Senza mercificare ogni cosa: soprattutto le persone. Bambini inclusi. Questa non è libertà. E' semplicemente disgregazione sociale, che giustifica tutto o al limite riduce ogni degenerazione alla pazzia! pazzia un cavolo! ... e neppure il peccato originale qui non centra una mazza!

"Perchè esistono adulti che fanno del male ai bambini?". Perché scelgono il male o di non voler bene. Non so se non lo capiscano o meno. Non mi interessa! Sono cattivi. Assassini. Ingiustificabili. Da punire perché rovinano il mondo.
Un mondo, noi compresi, che a questo si deve ribellare!



martedì 10 giugno 2014

Di festa in festa!

Siamo sopravvissuti. 
La settimana appena trascorsa è stato un vero "girone" infernale. Tutto concentrato: pizzata di classe di Beatrice, spettacolo teatrale delle prime elementari, saggio di ginnastica artistica, festa di fine anno dell'asilo di Filippo.
Agenda piena: incastri, spostamenti, permessi, preparazioni. Ci penso io, ci pensi tu? Un bel ginepraio.
Di festa in festa... e sempre -  però - con il lieto fine.
E bisogna dare il merito alle varie rappresentanti!! Che personalmente confermerei a vita...

Al saggio di Bea!
Arrivati a domenica la richiesta dei bambini è stata perentoria: "Oggi, possiamo non fare niente?".
Ok, relax!
E così è stato. 

Eppure nonostante l'evidente, e a tratti davvero faticoso,  gioco ad incastri, tutte "le finali" vissute sono state davvero simpatiche. A loro modo hanno chiuso un lungo percorso annuale dove Bea e Filippo hanno iniziato  davvero a giocarsela da protagonisti. E a loro modo.
Sono state occasioni speciali un po' per tutti in famiglia. Bea e Filippo hanno potuto  godersi i loro piccoli momenti di gloria. Noi genitori ci siamo discretamente inorgogliti per i nostri figli.
Quel che mi rimane però è altro: è quello che ho osservato, quello che ho percepito a pelle. E nei fatti dei momenti vissuti.
Quello che mi ha rincuorato maggiormente è stato il poter toccare con mano che, sia Bea che Filippo, quei percorsi li hanno davvero vissuti in compagnia. Contenuti, risultati, performance: tutto bello e importante. Ma a me quello che ha fatto più simpatia e piacere è stato il legame dei miei figli con i compagni. L'empatia diretta. La familiarità. L'amicizia che assume davvero i primi contorni visibili.
Perché la serenità dell'essere accolti e diventare capaci di amicizia rende ogni percorso più semplice. Più bello. Più breve.

E questa dinamica si trasmette anche a noi genitori che pian piano conosciamo meglio gli altri. Lo so con i propri figli è tutto un dare e ricevere. E certi stimoli sono davvero condivisi nello spirito. ma è pur vero che a volte sono i figli ad aprire certe strade. 
Che soddisfazione - poi -  scoprire che nella classe di Beatrice ci sono altri 4 papà abbonati all'Inter ... un vero covo nerazzurro!

La prima elementare è stato un bel test... e ancor oggi fatico ad associare moglie e mariti... e confondo sistematicamente genitori di bimbi di scuola con quelli dell'asilo. Ma questi appuntamenti hanno aiutato molto.
Non solo per le identificazioni, ma per le condivisioni, lo scambio di opinioni, suggerimenti... per creare una conoscenza un poco più solida. E' l'inizio. E queste feste hanno davvero aiutato!

I papà bersaglio
Passare di festa in festa e scoprire con molta semplicità di essere tutti sulla stessa barca. E proprio per questo solidali a darsi o a promettersi un mano, quando possibile. 

Il tutto sie è concluso sabato con la festa dell'asilo. E lì non sono potuto scappare: anche quest'anno ero nel gruppo dei papà bersaglio! Circa 1.000 gavettoni per 4 papà: confesso che in tanti si sono divertiti!
Anche noi per la verità... perché qualche vendetta s'è consumata alla grande!

Ora sotto con l'estate!





mercoledì 4 giugno 2014

La scuola di Bea, dalla A alla Z

Pizzata di classe e spettacolo di fine anno. Poi il sipario si chiude. Ci sarà la consegna delle pagelle, ma è un dettaglio. Beatrice ormai è in seconda elementare.
Il primo anno di scuola è quindi alle spalle. Volato via con rapidità, ma allo stesso tempo arricchito i ogni passaggio di un sacco di stimoli: per Beatrice e per noi genitori.
Ricordo il primo giorno di scuola di Bea  come un inizio quasi familiare. Le premesse sono state ampiamente rispettate. E alla fine mi restano un sacco di impressioni. 
Ci voglio giocare con le lettere dell'alfabeto... per stare in tema.

A, come attese. Quelle che istintivamente si sono generate all'inizio: rispetto alla classe, i compagni, le maestre, i programmi, i risultati. Come se la caverà? Le attese nascondevano anche una certa dose di dubbi. Fugati in un percorso sereno.
B, come bulli. Non pervenuti. Olè.
C, come compiti.  La vera novità dei fine settimana. Ingombranti il giusto. Utili, a mio modo di vedere, ma mai amati... da Bea. E' normale, credo.
D, come diario. "Mi raccomando controllatelo  ogni giorno" ... consigliava vivamente la dirigente. Quasi una minaccia. Ce l'abbiamo, sostanzialmente, fatta. 
E, come energia. Quella che a Bea è venuta a mancare in questo ultimo mese. Povera non ne poteva proprio più... fisicamente intendo. La scuola è il loro primo "lavoro"... e la fatica si è fatta sentire. 
F, come frutta. Quella consegnata dal martedì al giovedì come merenda mattutina. Interessante.
G, come giudizi. Che siano faccine, piccoli richiami scritti, voti numerici: sono di fatto un primo vero incontro con qualcosa che ti misura. Bea ne ha scoperto pian piano la valenza. Per ora non ne patisce la dipendenza... speriamo.
H, come Help. L'aiuto chiesto e dato a dosi giuste: obiettivo autonomia. traguardo non del tutto raggiunto, ma ci si arriverà. credo presto.
I, come interrogazioni. O verifiche che dir si voglia. Serenamente affrontate. ma per nulla sottovalutate... si è iniziato presto!
L, come letture. Che Bello è stato vedere Beatrice per la prima volta assorta nella lettura autonoma del suo primo libretto. Una conquista impagabile.
M, come maestre. Brave! davvero. Complimenti per come avete fatto il vostro lavoro. Con voi Bea è fortunata!
N, come nomi. Quelli dei suoi compagni e compagne. Nomi che nel tempo sono diventati volti anche per noi genitori. Nomi che sono stati momenti, condivisioni, sorrisi, esperienze. Nuove amicizie. E pure qui si tratta di prime pagine...
O, come ordine. Qui è dura. Se la genetica ha un suo perchè Bea dovrà lottare molto in questa direzione. I primi segnali ci sono già... diciamo che la precisione non è un suo evidente skill. 
P, come piacere. Bea non si è mai lamentata nell'andare a scuola. Sono certo che in molti frangenti per lei sia stato quasi un piacere. Un bene e un merito... di compagni e maestre!
Q, come quaderni. Da controllare, firmare, mantenere in ordine. La storia del primo anno è tutta lì!
R, come rischio. Di far troppa fatica, di non inserirsi. Di non familiarizzare, di non riuscire. Di non capire o di non legare. Tutto scongiurato!
S, come sapere. Il risultato di un anno è anche questo. Bea ne sa di più. Scrivere, leggere, far di conto... esprimersi, raccontare con una consapevolezza diversa. Musica, italiano, religione, matematica, scienze, arte, storia, inglese, educazione motoria ecc. che chiedere di più? ops dimenticavo: topografia...
T, come temperino. Lo elevo a simbolo dei miei incubi: lui, con la gomma, le matite, il righello e la colla. Bea ma quanti ne hai persi quest'anno? Ma il temperino è di più: fedele compagno di viaggio di un papà e una mamma che quasi ogni sera "appuntivano" con solerzia le supermina della figlia!
U, come universo. Quello scolastico: dalle riunioni ai colloqui. Dai compiti agli avvisi. tante cose nuove. Un modo appena riapparso e capace di allargarsi ad universo speciale. E siamo solo all'inizio!
V, come vacanze. Quelle tanto attese dell'estate. Ma anche quelle natalizie, pasquali. momenti per tirare il fiato. Per riempire il tempo con altro. La scuola è molto. Non tutto.
Z, come zero. Il punto di partenza (... metaforico). Svanito fin dai primi momenti! Il bello della scuola è che annulla ogni zero... bello no?

E' andata!
Al prossimo anno!

martedì 27 maggio 2014

Le colpe dei padri?

Oltre alla sbornia elettorale io sono immerso nella sbornia "di moglie e suocera in viaggio" (per lavoro o per diletto non cambia la sostanza). 
Ma non mi lamento. Si regge e guardo al positivo: Filippo è in vacanza in Valtellina, la lavatrice lavora la metà, il frigorifero è moderatamente vuoto (io e Bea ci arrangiamo con poco) e la TV è tutta mia!!!

Insomma si sopravvive senza traumi... per ora.

Però ci sono altre sbornie che mi colpiscono e mi fanno pensare. Mi creano un disagio che fatico a tollerare e comprendere. Sono quelle notizie che mi fanno inca**are.

E' di qualche giorno fa questo articolo: "Il Bambino mangia a scuola? Se è povero no!". Titolo provocatorio e resoconto dei fatti comunque emblematico. Fotografia di un'Italia contraddittoria nei propri amministratori: ci sono comuni che non fanno pagare ai figli degli indigenti e chi non li fa mangiare, con gli altri per carità. Semplicemente si arrangiano.
In certi casi chi non può pagare il buono mensa deve mangiare un panino in classe (magari da solo) o può lasciare l'edificio scolastico.

Buone prassi (anche queste ci sono e l'articolo le descrive) e situazioni davvero tristi. Il tutto in nome di che cosa? I conti in ordine? Di uno stato giusto? Attento alle differenze?
Come se nella maggior parte dei comuni italiani una razionalizzazione delle spese inutili non permetterebbe di garantire un pasto a tutti i bimbi che frequentano le scuole.

A Salerno ad esempio (ci un caso che mi colpì molto)  non è prevista nessuna esenzione per i figli di famiglie a bassa reddito, ma quel comune non si è fatto problemi a spendere quasi 4.000.000 di euro per le luminarie natalizie (erano quelle di Parigi). Lì c'è un fenomeno di sindaco... figuriamoci in altri luoghi.
Cito un caso, ma con un po' di tempo e voglia basta il povero Google a illuminare -  non solo il Natale - , ma anche i modi con cui nei comuni (specialmente in quelli dove lo sconto alla mensa scolastica non è ammesso) i soldi vengono spesso sprecati senza remore. 

Ma torno alla questione. Perché mi inca**o? 
Perché credo sia davvero ora di smetterla di far pagare ai figli (ai bambini!) le "colpe dei padri".

Le colpe di chi ha un reddito basso perché ha un lavoro poco remunerativo.
Le colpe di chi ha la sfiga di aver perso il lavoro.
Le colpe di chi magari ha due genitori che gli hanno regalato dei fratelli e nel caso ripartire il poco è dura.
Le colpe di quei "padri" (o padri dei padri) che hanno governato alla cavolo di cane in questi anni sperperando senza civiltà. E lasciando eredità di questo genere.
Le colpe di uno Stato che nel tempo ha perso sensibilità rispetto all'uguaglianza delle differenze. Semplicemente se ne frega? Non ditemi che è così!

In fondo c'è la colpa più grave (che si trasmette di padre in figlio): è la sfiga di essere povero o non abbiente. A cui si aggiunge quella di essere da povero, Italiano. Con l'aggravante che il povero salernitano è più sfigato di quello veronese (parlo di politiche sulle rette alle mense scolastiche) o del povero di Lecce o di Sassari (e altri comuni amministrati in modo più ragionevole, rispetto a questo tema).
E non c'è destra o sinistra che si distingua. E neppure il grillismo (cfr. il caso del giovane sindaco di Pomezia: "Il dolce solo a chi lo paga...", ma vai a ca*are!).

Questo è un tipoi di "federalismo" a mio avviso grave, pericoloso, grave, discriminatorio. La scuola deve tornare ad essere un "pacchetto unico" altrimenti il banco prima o poi salterà.
Prima o poi questi bambini salteranno... sul carro dell'incazzatura repressa di un mondo che li ha messi da parte. Di uno stato che non ha capito che di colpe loro non ne avevano. Di uno stato che li ha bollati da subito. Di uno stato indifferente e quindi .... perché non disprezzarlo? 

La mensa scolastica? Perché non gratis?
I soldi si troveranno perché non di parla di decine di miliardi di euro (2 o 3? anche meno...) diciamocelo chiaro!

Ma per favore basta con bambini che mangiano il panino da soli in classe!




giovedì 22 maggio 2014

Addomesticare?

"Papà, allora tu ci hai addomesticati?" 
Quasi in coro e a bruciapelo Bea e Filippo mi pongono la domanda. Sono diretti. Poso il libro. Il Piccolo Principe, ci siete arrivati, vero? Avevo appena terminato di leggere l'episodio della volpe, quello celeberrimo, ma che ormai avevo dimenticato.
"L'essenziale è invisibile agli occhi... addomesticare vuol dire creare legami ...tu diventi sempre responsabile di quello che hai addomesticato"... probabilmente l'ultima volta che ho ripreso queste parole sarà stato più di 20 anni fa. 
Ma torniamo alla cronaca: "In un certo senso è proprio così. Da quando siete nati io e la mamma abbiamo creato un legame speciale con voi. Unico. In giro ci sono tantissimi bambini, ma voi due siete unici per me e la mamma! ma è la stessa cosa anche tra di voi... se ci pensate bene...".

E' un poco più tardi del solito e sono stanchi. I loro occhi ormai a fatica a vincere il richiamo al sonno. Scorgo, però, una certa serenità nel loro addormentarsi con questo pensiero. Come se, ancora una volta, la lettura serale trasmettesse un surplus di serenità. Non lo so.
E pure a me questo tipo di pensiero ronza nella mia testa e mi richiama, ancora una volta, alla necessità e alla bellezza del leggere bene. Testi di valore.
Più volte nel mio blog ho parlato di quanto ritenga la lettura una vera miniera d'oro. La possibilità di lasciarsi quasi "riempire" di pensieri, immagini, situazioni, considerazioni... e più passa il tempo più mi accorgo che questo approccio è fondamentale anche per i miei figli.
Non credo alla lettura come necessità moralistica, con una valenza puramente etica. Credo al valore delle storie, che quando sono raccontate bene dicono sempre di più di quanto l'autore volesse comunicare.

In questo mesi ai nostri bambini, prima della nanna, io e mia moglie (ci alterniamo rigorosamente per esplicita richiesta di Bea e Filippo), abbiamo letto due libri di Sepùlveda: "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza" e "Storia del gatto e del topo che diventò suo amico". Ed ora stiamo terminando il Piccolo Principe.
Le sere in cui tocca a mia moglie, mi vado poi a rileggere quanto mi sono perso. Non riesco a rimanere con i pezzi mancanti.

Questi tre libri - che consiglio vivamente a tutti... soprattutto come letture per chi ha figli - a mio avviso hanno questo potere: quello di pacificare. Di esprimere concetti quasi scontati con uno stile avvolgente. Delicato ma mai noioso o pesante. E di far pensare anche i bambini. Pratica quantomai in disuso. Purtroppo... e non solo nei bambini.

Ad esempio, nella "Storia del gatto e il topo che diventò suo amico", Sepùlveda aggiunge all'intreccio narrativo come sintesi delle piccole azioni descritte, una frase sull'amicizia: "i veri amici condividono sogni e speranze ... i veri amici si prendono cura l'uno dell'altro ... un amico capisce i limiti dell'altro e lo aiuta... ecc." Il filo conduttore è l'amicizia. Mai banalizzata. Sempre ricondotta a contorni di concretezza e verità.

Non mi importa quante di quelle frasi siano diventate patrimonio di bea e Filippo: mi importa sapere che le abbiano ascoltate. Che si siano interessati a quella vicenda semplice e bellissima, quella di Mix, Max e Mex... e in questi personaggi abbiano avuto la possibilità di scoprire un modo di intendere l'amicizia. 

"Addomesticare" forse è un po' anche questo. "Riempire i legami" con i propri figli non solo di momenti di vita in cui si condivide naturalmente un po' tutto, ma cercare di renderli partecipi di pensieri importanti. 
Di storie che mi superano, perché non sarei stato in gradi di inventarle. Così che abbiano la possibilità di attivare un loro modo di riflettere. 

Che sappiano scoprire da soli l'essenziale... quello invisibile agli occhi.



lunedì 19 maggio 2014

... periodo così!

Ci sono periodi così. Capitano a tutti. Credo, Lo spero altrimenti sono da ricovero.
Quelli pieni di tante cose che fatichi a capire che stai facendo. Se la testa è connessa. Sabato sono stato alla festa dell scuola di Bea e mi ero preparato per il gioco che invece devo fare alla festa dell'asilo di Filippo.Venerdì ho pagato l'iscrizione alla gita di Filippo alla rappresentane di classe della scuola di Bea. 
Ieri ho chiesto a  Filippo "Allora li vuoi fare sti compiti?". Mi risponde Bea: "Papà sono io che devo fare i compiti... non Filippo! E adesso non li voglio fare...".
Oggi è lunedì: hanno nuoto. Allora perché io e mia moglie abbiamo preparato la sacca di ginnastica?
Che mi (ci) stia sfuggendo qualcosa di mano?

Di più. Mercoledì mi riparte la moglie per un viaggio di lavoro: 11 giorni in America, Texas. Il problema è che i miei suoceri sono appena partiti per un viaggio di piacere in Canada, per 13 giorni. 
Sincronismo perfetto.
Non mi pesa rimanere da solo a casa con i bimbi... ma senza il supporto della suocera prevedo giorni davvero complessi. Ma ce la faremo!
Ma solo se sopravvivo a queste due sere in cui mia moglie deve preparare la valigia. Diciamo che il più è fatto!

Guardo al 7 giugno come una meta importante: festa dell'asilo di Filippo... ultimo impegno pre-vacanze... poi anarchia per qualche mese. Tempo un po' più vuoto, da riempire, lo so... ma almeno non sono costretto a inseguire.
Mi attendono una decina di giorni di quelli davvero tosti!

Ci sono periodi così. Anche per il Blog. Non è che non mi vengono idee. Ma tutto, per vari motivi rimane sulla penna. O sulla tastiera, fate voi. Il tempo lo potrei trovare. Eppure non ci riesco. Manca la voglia. Rimando e non concretizzo. Nonostante i mille stimoli di Bea e Filippo.
Poi ci si mettono i problemi di alcuni amici che coinvolgono la mente. Le questioni pratiche legate all'asilo alle quali non riesco a starmene fuori. Ma è dura cambiare la testa a tanta gente... soprattutto se ha una certa età.

Ci son periodi così... me ne devo fare una ragione!


venerdì 9 maggio 2014

Auguri Mamma! ... una cena speciale!


Quest'anno è un anno strano! Almeno in casa nostra! Sono piovuti giochi inattesi e tutto per dare un volto un po' diverso alla festa di papà e mamma! Questa volta è toccato alla mamma! 
E ci ha pensato Hasbro

"Buongiorno! Siamo la Hasbro un'azienda di giochi, si avvicina la festa della mamma, se le mandiamo una serie di giochi della Play Doh per festeggiare la sua signora le va bene? Le chiediamo solamente di pubblicare qualche foto sul suo blog che rappresentino un momento di gioco con quanto le invieremo." "Buongiorno, in effetti un cosa simile era avvenuta anche per la mia festa e non mi era dispiaciuta. ma che cosa mi mandate per la precisione?" "Vi invieremo una serie legata alla cucina, molto simpatica"! "Allora accetto, i mie bimbi stanno vivendo il trip dell'impiattamento compulsivo da post Materchef Junior. Ok allora spetto il gradito dono".
Stavolta però non dico nulla né ai bambini né alla mamma! 
Quando tutto arriva lo nascondo in attesa della giusta occasione. 
L'altra, sera prima di cena,  chiamo Bea  e Filippo e propongo loro la sorpresa: "Bambini guardate questi giochi nuovi! Vi va di preparare una cena speciale per la mamma che oggi è la sua festa?"
"Sì papà, che bello! Ma possiamo usarli tutti?"
"Certo... oggi (8 maggio) è la festa ufficiale della mamma... e quindi potete divertirvi a prepararle una bella sorpresa. Intanto io vado in cucina e mi metto ai fornelli con i cibi veri."

Beatrice e Filippo, lo confesso, sono in un periodo davvero positivo... si entusiasmano subito e iniziano a trafficare. Sono divertiti dal materiale a disposizione e dalle possibilità. 
Soprattutto la postazione gelati attira la loro attenzione... e anche qualche rivendicazione di utilizzo prioritario. Ma alla fine si mettono d'accordo e tutto fila liscio! Il Play Doh viene azzannato in tutte le sue versioni. Preparano piccole delizie e si buttano con entusiasmo sulla gelatiera. "Papà anche il dolce possiamo fare!" Mi stupisce, non è una marchetta-  a me non viene proprio per natura -, la malleabilità del prodotto. Non voglio fare confronti, ma questo Play Doh si lavora benissimo! Morbido,  e - fondamentale - facile da pulire!

Alle 20.00 arriva la mamma!
Bea e Filippo in coro: "Mamma, mamma è pronta la cena per te! Auguri!"
Eccoli a presentare i cibi preparati, descrivendo con entusiasmo tutte le procedure del caso e i risultati ottenuti.
Non tutte le pietanze sono riuscite per il verso giusto, ma i gelati erano davvero fantastici!
Ci vuole ancora un po' d'allenamento.
La mamma è stupita, sorpresa e gradisce molto. 
"Ma quando ha comperato tutti questi giochi?"
"Comperato? E' un regalo per festeggiarti! Auguri!!!"

... grazie Hasbro!











martedì 6 maggio 2014

Figli costosi e inutili!

Il Censis è spietato. Ha studiato le ricchezze degli italiani e alcune dinamiche rispetto alla gestione dei redditi. Il CDS ne ha descritto i risultai in questo articolo: "I dieci italiani più ricchi possiedono quanto 500.000 operai"
Ma dell'articolo quello che mi ha colpito maggiormente è stata la parte finale introdotta così: "Il secondo figlio raddoppia la possibilità di diventare povero". Immagino che un'affermazione del genere non si riferisca ai 10 italiani più ricchi, che probabilmente di figli ne potrebbero fare una vagonata senza problemi. Riguarda il il resto... che pare sia molto più ampio.
Ma torniamo ai figli: il secondo è un casino, col terzo il default è dietro l'angolo. Anzi, quasi certo.
Non ci sono cazzi: fare figli è stupido, inutile e dispendioso. Come cavolo ce lo devono far capire? 
Infatti una coppia senza figli, dice sempre il Censis, riduce sensibilmente il rischio di indebitamento per mutuo, bollette, affitti, rette di sta cavolo di asili nido, baby sitter, ecc.

Il figlio è una (o due o tre o quattro)  bocca in più da sfamare, un corpo da vestire, un insieme di bisogni da soddisfare. Un certo numeri di vizi certificati che non si possono eludere. I figli sono rette da pagare, spazi in più da occupare, tempo da riempire in vario modo. Ogni loro vagito, ogni loro respiro è un costo. Se poi crescono, azz.., il vortice assume contorni drammatici: corsi, feste, vacanze, vestiti, giochi elettronici, cultura, salute.

La soluzione però si staglia con una chiarezza abbagliante davanti ai nostri occhi: basta figli! 
Si risolverebbero una marea di problemi: 
- la disoccupazione: meno figli, meno potenziali rivendicatori di un posto di lavoro
- la bamboccionite: niente figli niente bamboccioni parassiti incagliati nelle case di papà e mammà!
- i debiti: senza figli una giovane coppia si può far bastare un tranquillo bilocale e quindi non è costretta a implorare un mutuo. a questo punto non necessita di un lavoro stabile: può benissimo accontentarsi del lavoro precario a vita! Che pacchia!
- i consumi inutili: niente cameretta, game boy, play station, passeggini o carrozzine, pannolini, tricicli o monopattini, bambole, libri dei dinosauri.
- le scocciature: niente asili, scuole, cartelle, quaderni, colloqui con le insegnati, compiti, niente sport (corsi di nuoto, di danza, scuole calcio del cavolo o giù di lì), pediatri ecc.
- l'illegalità: niente baby sitter in nero, ripetizioni pagate sottobanco agli stessi prof  che impongono recuperi lampo.

In fondo uno stato migliore, più ricco, più sereno.
Per incentivare questo implicito invito a non fare figli chiederei a Renzi di applicare da subito una patrimoniale speciale (non saprei come chiamarla): chi fa il secondo figlio viega ridotto immediatamente in povertà, senza passare per l'inutile agonia dell'impoverimento progressivo. Certe scelte devono essere radicali!
Quoziente familiare? Ma chi rompe le palle con queste proposte anacronistiche, idiote e illusorie? Bisognerebbe espellere questi dal parlamento! Subito!

Purtroppo io faccio parte di quei cretini che hanno il secondo figlio! Appartengo ad uno stato che però nella sua lungimiranza me lo sta facendo pagare ed in futuro probabilmente mi aiuterà a peggiorare la mia situazione. Ben ci sta (ci metto anche mia moglie)!

L'Italia merita un futuro radioso: che diventi il  Paese dell'invecchiamento sereno, tutelato e valorizzato. Che gli asili vengano trasformati in residenze per anziani. Che le scuole in circoli ricreativi per il tempo libero dei cassaintegrati o dei pre-pensionati.
E quel cazzone di Renzi (ma si facciamo fare tutto a lui) che ha parlato di rottamazione se ne torni a cuccia. Ridiamo i posti a chi se li merita, a chi ha aperto orizzonti di futuro alla nostra Italia. 
Anzi che si faccia immediatamente una legge: tutti i posti di responsabilità debbo assolutamente essere affidati a persone sopra i 75 anni. E i genitori che hanno più di un figlio (e non sono tra i 10 più ricchi d'Italia) devono essere assolutamente inibiti sia a qualsiasi posizione dirigenziale che a cariche pubbliche rilevanti.
Mettiamo le cose a posto!

E' giusto così!
Lo dice il Censis!







Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...