Bea e Filippo

Bea e Filippo

sabato 29 marzo 2014

Amo le Mammebollite!


Controllo sempre. E se la bollitura quotidiana non c'è ci resto un po' male. Da papà non posso partecipare, ma di "nascosto" ho inviato quelle di mia moglie. Volete sapere l'ultima?
Con Bea va a comperarle le necessarie scarpe da ginnastica. Rientra a casa ed eccole: marca, colore, numero identiche alle precedenti! 

Che cosa posso ci fareeee????

Ma di chi sto parlando? Della Mamma Bollita, naturalmente!

Amo queste mamme che ironizzano su se stesse. Perché sono estremamente sincere, col sorriso sulle labbra e sanno trasmettere buon umore.

La sostanza della vita di una mamma bollita. Col sapore dell'ironia rappresentata in tanti piccoli inciampi.  
Pensieri ironici, sarcastici. Frecciatine e dardi. Come solo le donne sanno scagliare o mettere nero su bianco. Ma la novità è che i bersagli sono se stesse. Questo è il bello! Non si guardano per forza in giro per cercare ispirazione, o magari il difetto dell'altra. Bastano a se stesse: e così giocano pulite! 
Poche righe eloquenti. Ilarità condivisa, come segno di soddisfazione. Bollita, e contenta! Di se stessa soprattutto, perché non dovrebbe essere così?

Ogni bollitura è contagiosa. E' stimolo e coinvolge chi segue: se ne leggono di tutti i colori. Uno spasso.
Confesso che spesso mi ci ritrovo in pieno... non so se è un bene o un male: è segno che l'essere bollito è anche un carattere anche maschile o che sotto sotto ho qualcosa di femminile? Meglio non indagare!

Bella idea! Mi auguro da verro che possano continuare con voglia e costanza a farmi sorridere. Mi raccomando non mollate!
Care mamme bollite vi seguirò sempre con molto interesse!

Post non  sponsorizzato. 

venerdì 28 marzo 2014

E' Stupido Sprecare!

Sono nel periodo del "rimbabimento primaverile": fase, ormai cronicizzata, che ogni anno mi assale alla prima parvenza di caldo anomalo e che mi genera uno stato di sonnolenza perpetuo durante il giorno, accompagnato da un crollo della volontà produttiva. in poche parole non ho voglia di fare nulla.
Qualche anno fa il mio medico di fiducia, un saggio medico di "montagna" mi suggeriva di assecondare i sintomi: dormi di più, e a tavola beviti un bel bicchiere di Chianti, aiuta. Un mito, che però rassegnato al mio desiderio di uscire dalla letargia mi prescrisse le fialette di Stressen: integratore vitaminico. E un pochetto funzionavano.

In fondo le fasi calanti sono normali. Possono anche giovare: si rallenta, si produce meno, ci si stanca meno (perchè all'apparenza lo si è prima di iniziare) e quindi il proprio corpo, inconsapevolmente, recupera energie. Si ricarica. Lentamente.
In più c'è anche il cambio d'orario. Questo lo assorbo con molta più fatica, che sofferenza.
Anche il Blog ne ha risentito: qualche post è maturato, ma solo nelle intenzioni. Trasferirlo nero su bianco non c'è stato verso. Le dita hanno accarezzato per giorni i tasti della tastiera senza energia. E la volontà s'è adeguata.

Ma da oggi si cambia! 
Sono stato fulminato - letteralmente - da uno slogan che mi è capitato di leggere: 

(i miei complimenti a chi l'ha lanciata)

In me ha avuto l'effetto di un bicchiere d'acqua gelata fatta scorrere sulla schiena, di un ceffone improvviso e inatteso, di brufolo su coccige (questo fa molto male... ve lo assicuro)! 
Mi ha risvegliato: altro che lo stressen!
Lo ammetto, gli 11 anni alle prese con lo spreco alimentare (lavoro qui) incidono non poco. 
Ma se si va sul sito indicato si scopre che il mondo dello spreco è immenso, e percepito davvero in modo molto diverso.
Chi sta contribuendo a costruire questo manifesto dello spreco spazia da: "Il tempo all'Ikea (questa è di un uomo di certo), il riscaldamento, gli studi, il cibo, il pane avanzato, i propri progetti, la plastica, i saldi (questa è di una donna), il botox, la propria età, la forma fisica, le belle giornate di solo, il venerdì sera in ufficio, il giro pizza... ecc.".

Un puzzle che tra giochi di parole e ironie, mostra effettivamente che lo spreco può abbracciare ogni spazio della nostra vita. Non è detto che lo spreco generi danni ad altri. M suona male, a prescindere!

Ho partecipato pure io al gioco: ho fatto mente locale sui mie sprechi. Quelli veri, o perlomeno così percepiti dalla mia coscienza. La stessa che ogni tanto non se ne vuol stare zitta e mi sussurra sarcastica: "hai 40 anni e sprechi il tempo così? Pirla!".

Non credo sia utile una confessione pubblica che stigmatizzi il mio sprecare: soldi nelle sigarette, il tempo con "Farm Heroes saga", il pane avanzato perché non so fare la torta di pane o perchè non so più dove mettere quello grattugiato, i miei talenti sportivi (vabbè un po' di auto-ironia..) perchè sono di fatto diventato pigro. Mia moglie direbbe: il tempo a guardare lo sport in TV... ed io le risponderei: e tu quello nell'eccesso di shopping.
No, non credo interessi particolarmente, ma so, e mi rode, che spreco in generale più del lecito o del necessario... ci devo lavorare con maggiore determinazione. Lo farò.

Ma lo slogan  mi ha almeno ridestato un poco!

... ma, tanto per non farmi gli affari vostri, voi che sprecate?








venerdì 21 marzo 2014

La differenza felice

Ieri era la giornata mondiale della sindrome di Down. In questi giorni è circolato in Rete questo video, a mio avviso non solo toccante, ma estremamente vero.

Dear Future Mom



Qualche mese fa riflettevo proprio su questo tema con chi non immaginava nessuna felicità per bambini, famiglie che avessero a che fare con forme di disabilità. Mi colpì quella posizione. Mi turbò.
Risposi così. E questo è quanto confermo come pensiero, perchè ci credo.
Me lo dice quell'abbraccio!

Le differenze. 
Quelle che rendono ogni persona unica. 
Quelle che permettono ad ogni cosa di non essere considerata il clone di un'altra. 
Quelle del pensiero e quelle fisiche. 
Quelle che avvicinano.
Le differenze.
Quelle esteriori e quelle interiori. 
Quelle che sono l'anima dell'imperfezione. Un po' a te e un po' a me. 
Quelle che alla fine rendono tutti un po' simili.
Le differenze.
Quelle che non mettono steccati o gradini.
Quelle che ti fanno apprezzare e amare.
Quelle difficili da accettare, ma che ti mettono in gioco.
Quelle che ti insegnano il rispetto. 
Le differenze.
Quelle che celano il mistero della felicità.
Quelle volute e quelle ereditate. 
Quelle che favoriscono contatti.
Quelle che generano complementarietà.
Le differenze.
Quelle che uniscono.
Quelle che non devi giudicare, ma solo amare.
Quelle dette o tenute dentro.
Quelle naturali o senza un perché.
Le differenze.
Quelle che hai solo tu, e non sono sempre le migliori.
Quelle dei volti e degli sguardi.
Quelle della salute o delle malattie.
Quelle che fanno sorridere o riflettere.

Le altre non mi interessano.

mercoledì 19 marzo 2014

A colazione con Papà!

Siamo alla quarta. Ma quella di quest'anno è  nuova: la prima con Filippo! Le precedenti tre le avevo visute con Bea.
Per la festa del Papà la scuola materna che frequenta mio figlio organizza la colazione con i papà! Iniziatica che a me piace. Semplice, fattibile, immediata. E molto carina!
Filippo me lo ha ricordato da giorni: "Papà, guarda che devi portarmi tu all'asilo perché dobbiamo fare colazione insieme e io ti devo dare il lavoretto per te!".
Questa mattina appena alzato mi ha detto: "Papà ricorda che non devi fare colazione perché la fai con me all'asilo". 
"Filippo  mi lasci almeno bere il caffè, perché lì non ce lo avete...". 
"Va bene, però solo il caffè, biscotti non ne mangi".
Eccomi con tutti gli altri papà schierato davanti all'entrata. Puntualissimo alle 8.30 pronto alla colazione.
Entrata trionfale tra le maestre.

Filippo a differenza della altre volte in cui l'accompagno mi tiene la mano. Sorride un sacco. E' emozionato. Contento. Per certi versi quasi irriconoscibile. Mi sembra di sentirlo orgoglioso di essere lì col suo papà. Che sia davvero così? Sente, certamente,  questo momento come davvero prezioso e importante.
In me è quasi scattata l'abitudine. Piacevole certo, ma "ci sono abituato". In lui no. E' la sua prima volta (lo scorso anno era ammalato) e se la sta gustando fino in fondo.

Entro in classe con i suoi compagni e con gli altri papà. Ci si accomoda. Non riesco a non osservare lo scenario: bambini e papà. Tantissimi volti sorridenti. qualche volto un po' impaziente... il lavoro chiama...
Mangiamo insieme le fette biscottate con la nutella, sorseggiamo dell'ottimo succo di frutta.

Il grande regalo di Filippo!!!
La maestra una tipa tosta e concreta dice: "Bambini con me, i papà devo andare a lavorare..." Dopo pochi minuti rientrano con un regalino. la maestra precisa: "Quest'anno ogni bimbo ha scelto di creare un regalo personalizzato. Sono stati aiutati, ma quanto vi consegnano è farina del loro sacco."

Filippo mi consegna il mio. Lo apro: un mini campo da calcio con al centro campeggiante in alto rilievo una bellissima bandiera dell'Inter!
"Filippo è stupendo! Grazie!"

E' soddisfatto! Felice di vedermi contento. Mi prende il lavoretto dalle mani e inizia a farlo vedere ai papà dei suoi compagni. 
E' ora di andare. Un saluto veloce. Un grazie alle maestre e via verso il lavoro.

La festa del Papà: è l'occasione per rendere contenti i propri figli. Sono loro al centro, perché nel festeggiare, grazie al loro semplice modo di comunicare affetto, ne riempiono l'atmosfera. E ci sguazzano.
Per me la festa è durata quei trenta minuti della colazione e si è colorata del sorriso di Filippo!

Non chiedevo altro!



Papà, un regalo speciale!

"Buongiorno, parlo con Vittore Mescia?"
"Certo, buongiorno a lei, ed io con chi parlo?"
"Siamo un'azienda di giocattoli. Abbiamo visto il suo Blog e per la festa del papà le vorremmo inviare in omaggio dei nostri giochi. Le chiederemmo semplicemente, se lo desidera, di pubblicare anche solo una foto con i nostri prodotti. Che ne pensa?"
"Mi mandate dei giochi a casa e basta che metto una foto mentre gioco? L'idea mi sembra simpatica, ma  prima mi dice di giochi stiamo parlando?"
"Siamo la Mega Bloks e i giochi  che le invieremmo sono una serie di costruzioni. Quelle grandi. Abbiamo pensato a questo motto: i Mega Bloks festeggiano i mega papà!"
"Oddio, non mi sento propriamente un mega papà, ma la cosa ci sta. Ma si riesce a fare una torre? Filippo le costruzioni le usa solo per fare torri..."
"Certo non si preoccupi. Le invieremo anche il trenino, vedrà che sono molto carini!"
"Va bene accetto, e grazie... anzitutto per la vostra gentilezza!"

Arrivano i giochi annunciati. In effetti ci mancavano... in casa nostra sul tema costruzioni non siamo aggiornatissimi. Non lo siamo in generale, per la verità.
A fatica trattengo Bea e Filippo che vogliono subito giocarci.
"Bambini calma, calma. Costruite quello che volete, ma siate un po' più precisi del solito perché dobbiamo fare una foto."
Ed eccoli all'opera! Filippo, manco a dirlo si butta sulla torre... ne riesce a costruire una che lo supera... poi per spirito di rivalsa decide di abbassarla un po'. Beatrice è attratta dal trenino anche perchè prevede un lavoro di fino: la decorazione con gli stickers.
"Mamma, ora la foto!"
Il sorriso di Filippo dice tutto.

Anche il papà è contento: del regalo, della sua festa e dei giochi!






venerdì 14 marzo 2014

Ma quanto sono sega (io) in cucina... (By MasterchefJunior)

*Post NON sponsorizzato.

Un po' di sana rivalità rimane appesa all'orgoglio adulto. Bisognerebbe apprezzare il nuovo che avanza e le qualità dei bambini. Lo so. E' una ruota che gira. 
Masterchef Junior è stata una rivelazione: ha mostrato quanto sono sega! In cucina. E' questo mi fa rosicare. E tanto!
E' imbarazzante il divario tra me e questi bambini. Ma cavolo: eppure in questi anni mi sono pure applicato!
Vedere quei bambini che con naturalezza e perizia sfilettavano pesci giganti, impattavano dolci meravigliosi, sfornavano piatti che manco avevo mai assaggiato, mi ha lasciato tra il divertito, l'ammirato e l'incazzato. Chi ti supera è degno di stima. Se lo fa un bambino azzz... può bruciare!
A poco sono servite anche quelle piccole rivincite. Qualche inciampo interessante. "Hai fatto un azzardo..." dice Borghese... "Azzardo? ... che cosa è?". Il vocabolario è scarsino... hi hi hi.
"Quando gioco a calcio non finisco mai un'azione, a scuola non riesco a fare le cose... invece in cucina mi diverto e sono bravo...": amico a calcio e sui libri ti avrei battuto! Dove c'è più concorrenza la lotta è più dura! In cucina siete quattro gatti! Ti piace vincere facile?
E il bimbo dall'animo norvegese? Quello che ha fatto il piatto vikingo? Ha usato lo zucchero al posto del sale. Povero. E poi quel broccolo gigante in mezzo chi lo avrebbe mangiato? Conan il barbaro?
Vabbè essere spietati non fa onore a noi adulti. Genitori ed educatori pure. Ma quando ci vuole!

Vittoria di Pirro, però. La realtà è un'altra. 
Ma chi si immaginava che bambini in media di 10 anni sapessero cucinare in quel modo?
Raviolo col ripieno di branzino. Filetto di cervo cotto alla perfezione con salsa di ribes. Tortino di riso venere con caponatina ai gamberi rosa. Impanadas di carne. Filetto di pollo con salsa al frutto della passione.
E quelli che quando chiedono le spezie passano dal cumino, allo zenzero, il coriandolo... lo confesso: della gran parte non conosco manco i profumi. Mea culpa!

Osservavo. Seguivo questi bambini all'opera. Li ammiravo. Ascoltavo con attenzione i giudizi dei giudici. E si rafforzava in me una convinzione, anzi una inconfutabile certezza: in cucina sono una sega! Azz. non ce la farò mai a raggiungere certi livelli!

Me ne farò una ragione.

Torno al programma. Per dovere di cronaca e per istinto da critico televisivo.
Mi ha divertito. Molto. 
L'ho trovato abbastanza naturale, non esasperato nell'aspetto emozionale e competitivo. 
Leggero nell'approccio sia dei bambini che dei giudici. Caricaturale al punto giusto e senza forzature.
Barbieri, Lidia e Borghese mi sono sembrati giustamente naturali: non riuscivano proprio a dire bene a sapori sbagliati. Credo sia corretto fare così. Il buonismo eccessivo storpia la natura di quello che fai.
E poi si sono integrati bene, con leggerezza e competenza. 
I bambini mi sono sembrati molto freschi, allegri, sereni. Non ci sono state scene di isterismo o pianti per la delusione. Finalmente. 
Due ore (le due puntate di seguito) volate in un soffio: con molti sorrisi e tanta acquolina in bocca!

Ripeto. A me è piaciuto molto. Buona la prima...
In attesa del resto!

... ma quanto sono sega in cucina! Non mi capacito!


mercoledì 12 marzo 2014

Basta!

Beatrice quando viene richiamata per qualche motivo ascolta per qualche secondo, poi si tappa le orecchie e dice:"Basta, ho capito, non dite più nulla!". Non ama le paternali lunghe. O semplicemente non sopporta la reiterazione del richiamo. La ridondanza del sentire la propria vulnerabilità ripresa più volte.
Quel basta le esce istintivo, schietto. Non sono il tipo che da eccessivo peso alle cose, ma se tanto mi dà tanto ad indagarlo con attenzione può mostrare un lato del suo carattere interessante... non necessariamente positivo. Ma ci sarà tempo per tornarci sopra.
Comunque dice basta perché non tollera più qualcosa che le da fastidio. La disturba. O semplicemente non vuole affrontare.
Basta!

E' da una settimana che non scrivo. Un po' per pigrizia... il primo caldo stagionale mi rende indolente...  e quest'anno è arrivato un mese prima. Anche le giornate piene hanno fatto la loro parte.
Ma anche l'umore ha inciso. Più del solito. Forse non lo lascio trasparire, ma in certi frangenti sono facilmente impressionabile. Ci sono eventi che mi colpiscono e incupiscono.
Quella madre che uccide le tre figlie. La bambina travolta sulle piste da sci. Questi sono drammi pazzeschi.
Quel padre cinese che ogni giorno porta sulle proprie spalle il figlio disabile (ma intelligentissimo) a scuola percorrendo 30 km a piedi. Un dramma al contrario. Stima e rabbia.
Le condivisioni con gli amici sui piccoli e grandi problemi quotidiani. Il lavoro a rischio. Lo stipendio che non arriva. L'ansia dell'oggi. Almeno fosse del domani. No, ha un intervallo temporale sempre più breve. E questo fa male!
Per non parlare degli scenari politici della nostra malandata Italia. Della sua politica quasi incancrenita. 
La lotta sulla parità di genere ad esempio. In fondo ci dovrebbero essere cose scontate, naturali: non buttare i rifiuti in strada, non passare col rosso, non parcheggiare sulle strisce pedonali, lasciare il posto alla vecchietta sul pullman... eppure siamo invasi da regole e controllori perché ciò che è civile, naturale non è così scontato.
Dovrebbe essere scontato che a governare fossero persone capaci, intelligenti, amanti del bene comune, oneste, integre: personalmente me ne frego che siano uomini o donne. L'importante che siano persone degne. Ma quando la donna parte 100 mt indietro le devi permettere di recuperare. 

Il mio umore è stato colpito da tutto questo. In questi giorni usciva spontaneo anche a me il Basta! Quello di Beatrice. Istintivamente mi veniva di cambiar canale, o argomento o stato... di tapparmi le orecchie o di girare lo sguardo da un'altra parte.
Basta drammi. Basta ingiustizie. Basta ansie. Basta vecchiume mentale o autoreferenzialità politica.
Un basta inutile. Lo so. Tutto poi prosegue nonostante le mie mani tappino le orecchie. 
O i miei occhi si chiudano.

Un basta soffusamente liberatorio. 
Poco che sia, almeno non è indifferenza.





mercoledì 5 marzo 2014

Di Coriandoli e Stelle filanti

Bea la piratessa
Non sono mai stato un super amante del carnevale. Ne ho pure vissuto le parabole discendenti nelle realtà in cui ho vissuto. Trentanni fa ero pronto a scommettere al tramonto di questo appuntamento. Mi sembrava che di volta in volta perdesse entusiasmo e vigore.
Ricordo le sfilate da bambino con i carri preparato con cura, un coinvolgimento molto sentito. Entusiasmo palpabile, che però mi sembrava scemare inesorabilmente anno dopo anno.
In effetti per almeno 15 anni io il carnevale non l'ho più "cagato": nulla in contrario, ma altri interessi.

Finché sono arrivati Bea e Filippo. E l'asilo.
Il carnevale pian piano ha ricominciato guadagnare spazio. Per forza di cose: festa in asilo, costumi a tema. Da lì il passaggio alla sfilata in città il passo è stato breve. 
Gli accordi tra i compagni, i desiderata sui costumi. 
I coriandoli, le stelle filanti, le chiacchiere. 
I bambini lo amano. I miei almeno si divertono molto. 
E noi genitori accondiscendenti, a ruota. Magari con poco trasporto emotivo... ma per i figli.

Mia moglie per la verità è riuscita a bigiare le ultime due sfilate... quest'anno però l'ho blindata. Eccheccavolo!
Eppure vedere i bambini contenti, e una marea di adulti che partecipano al gioco del travestimento con sana gogliardìa mi ha fatto pensare.
Il carnevale avrà alti e bassi, stagioni più prospere altre meno, ma non credo nel suo declino totale. Questo non solo perché ormai è un appuntamento consolidato (e con un minimo di ritorno commerciale), ma perché alla fine piace. Piace a grandi e piccini. 
Filippo il supereroe
Non ho le competenze (né la voglia) per sviscerare le motivazioni sociologiche di un successo che non tramonterà, ma in fondo anche solo ad uno sguardo superficiale qualche cosa si nota.
Il costume nasconde e rivela. Crea una mimetizzazione che libera. Permette di essere meno (o più) se stessi: e lo scherzo è la cifra di un gesto libero e liberante.  Un po' di micro trasgressioni associate ad un sano sfogo antropologicamente necessario. 
Lo so banalizzare certi concetti con paroloni del cavolo è improprio. Ci si prova: anche solo per presumere che  Alberoni possa essere imitato, con un po' di fantasia.... eppure qualche granellino di verità la si può scorgere. Anche dietro l'ironia di concetti di elevato tenore sociologico.

Quando avevo 16 anni partecipai ad una festa in maschera al mio paese vestito da donna. Ero vestito talmente bene che per gran parte della serata non venni riconosciuto... ebbene mi divertii un sacco. Proprio perchè le stronzate che feci non erano abbinabili al mio buon nome.

Bea e Filippo sono piccoli... lo so ancora tanti carnevali mi aspettano all'orizzonte!


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