Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 5 marzo 2014

Di Coriandoli e Stelle filanti

Bea la piratessa
Non sono mai stato un super amante del carnevale. Ne ho pure vissuto le parabole discendenti nelle realtà in cui ho vissuto. Trentanni fa ero pronto a scommettere al tramonto di questo appuntamento. Mi sembrava che di volta in volta perdesse entusiasmo e vigore.
Ricordo le sfilate da bambino con i carri preparato con cura, un coinvolgimento molto sentito. Entusiasmo palpabile, che però mi sembrava scemare inesorabilmente anno dopo anno.
In effetti per almeno 15 anni io il carnevale non l'ho più "cagato": nulla in contrario, ma altri interessi.

Finché sono arrivati Bea e Filippo. E l'asilo.
Il carnevale pian piano ha ricominciato guadagnare spazio. Per forza di cose: festa in asilo, costumi a tema. Da lì il passaggio alla sfilata in città il passo è stato breve. 
Gli accordi tra i compagni, i desiderata sui costumi. 
I coriandoli, le stelle filanti, le chiacchiere. 
I bambini lo amano. I miei almeno si divertono molto. 
E noi genitori accondiscendenti, a ruota. Magari con poco trasporto emotivo... ma per i figli.

Mia moglie per la verità è riuscita a bigiare le ultime due sfilate... quest'anno però l'ho blindata. Eccheccavolo!
Eppure vedere i bambini contenti, e una marea di adulti che partecipano al gioco del travestimento con sana gogliardìa mi ha fatto pensare.
Il carnevale avrà alti e bassi, stagioni più prospere altre meno, ma non credo nel suo declino totale. Questo non solo perché ormai è un appuntamento consolidato (e con un minimo di ritorno commerciale), ma perché alla fine piace. Piace a grandi e piccini. 
Filippo il supereroe
Non ho le competenze (né la voglia) per sviscerare le motivazioni sociologiche di un successo che non tramonterà, ma in fondo anche solo ad uno sguardo superficiale qualche cosa si nota.
Il costume nasconde e rivela. Crea una mimetizzazione che libera. Permette di essere meno (o più) se stessi: e lo scherzo è la cifra di un gesto libero e liberante.  Un po' di micro trasgressioni associate ad un sano sfogo antropologicamente necessario. 
Lo so banalizzare certi concetti con paroloni del cavolo è improprio. Ci si prova: anche solo per presumere che  Alberoni possa essere imitato, con un po' di fantasia.... eppure qualche granellino di verità la si può scorgere. Anche dietro l'ironia di concetti di elevato tenore sociologico.

Quando avevo 16 anni partecipai ad una festa in maschera al mio paese vestito da donna. Ero vestito talmente bene che per gran parte della serata non venni riconosciuto... ebbene mi divertii un sacco. Proprio perchè le stronzate che feci non erano abbinabili al mio buon nome.

Bea e Filippo sono piccoli... lo so ancora tanti carnevali mi aspettano all'orizzonte!


3 commenti:

  1. belli i costumi dei bimbi...la versione femminile della piratessa è molto simpatica...mia figlia è nella fase principesse e fatine ....

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  2. Mio figlio, amante di Capitan Uncino (suo travestimento di quest'anno!) l'avrebbe definita PIRATAIA, ogni volta che lo dice mi fa morire! ....

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  3. Da eporediese, per me Carnevale più che travestimenti e' sfogo all'ennesima potenza...quasi una catarsi...quindi altro che tramonto!
    Che carina la piratessa, sta benissimo!

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